C’era una volta il foro boario.
Tre capannoni rigorosamente in eternit, che sappiamo altamente cancerogeno, e un grosso silos che sovrastava l’enorme spazio. Luogo in cui le fiere trovavano ristoro prima dell’ultimo viaggio verso il macello. A dire il vero quello spazio serviva a molti. Altro che arena di Verona. Era lì che si svolgeva gran parte della vita dei cittadini di Martina, utilizzando quello spazio come mercato settimanale, piuttosto che come deposito per gli scuolabus o ancora come palasport. Sì, era proprio lì che la pallacanestro martinese ha visto la sua nascita.
Poi la fine. Un nuovo progetto avrebbe portato alla luce un centro tessile nella nostra Martina. Città capitale del tessile. In quel luogo in cui viva era la vita dei nostri cittadini.
I timori degli abitanti erano tanti, mai più la nostra città avrebbe sopportato un nuovo caso di progetto edile non ultimato.
Timori prontamente smentiti dalla velocità dei lavori che in poco più di due anni sono riusciti a far sorgere un complesso altamente tecnologico e polifunzionale, al servizio dei nostri imprenditori tessili. Un casermone diceva qualcuno! Ma non importa la forma. Meglio il contenuto.
A dire il vero anche nella nostra mente erano nate alcune perplessità di ordine architettonico. Uno stile che cozzava fortemente con quanto affermato dai più grandi studiosi di architettura. Ampi spazi vetrati per nulla termoisolanti, ma grosse caldaie a scaldare il cuore dell’imprenditoria martinese.
Ma non importa la forma. Meglio il contenuto.
Un ampio spazio verde avrebbe dovuto circondare l’intera struttura in cemento armato, per quello che sarebbe dovuto diventare il polmone verde della città. Piante rampicanti, grossi pini e cipressi, intervallati qua e là da qualche ulivo, a ricordarci delle tipicità della nostra terra. Panchine per gli anziani e tanto prato inglese per i bambini. Niente di tutto ciò. Di questo solo una grossa colata di cemento armato.
Ma ancora una volta non importa la forma. Meglio il contenuto.
Qualcuno diceva che avrebbe ospitato la sede decentrata della facoltà di scienze della moda dell’università di Bari. Ve lo immaginate, la nostra piccola Martina sede universitaria. Meglio di no altrimenti poi ci montiamo la testa.
Finalmente uno spazio tutto per la città. Concerti, feste di piazza e quant’altro e perché no il festivalbar.
Ma non importa la forma meglio il contenuto. Ci saremmo accontentati di poco. Altro che festivalbar.
E poi ci pensate. Mai più la nostra città col traffico in tilt di mercoledì. Piazza D’Angiò aperta al traffico. Via dello Stadio finalmente libera.
Ma no! A me il traffico diverte. Mi rilasso a rimanere bloccato in macchina in attesa che il vigile urbano mi dia il via libera.
Dimenticavo che non ci sono vigili.
Si però almeno ho la scusa per arrivare tardi a lavoro.
Scusi dottore gli dirò, sa, c’è il mercato. E lui sorridendomi mi dirà: “sta tranquillo non importa la forma meglio il contenuto”.
E poi arrivano loro. L’Armata Brancaleone dei cinesi a mettere in crisi il comparto tessile della nostra città. Maledetti occhi a mandorla. Fino ad ora si accontentavano delle nostre briciole ed ora vogliono sedersi al nostro tavolo.
Cosa ne sarà ora del centro tessile della nostra Martina?
Vi ricordate quando si diceva che la scuola elementare Marconi stava crollando? Qualcuno disse mandiamoli lì i nostri bambini in attesa dei lavori di ristrutturazione.
Ci vogliono troppi soldi per rimettere a nuovo l’intera struttura, ci urlò dall’alto di Palazzo Ducale l’ufficio tecnico. Rimettere a nuovo qualcosa mai utilizzata? Poi per fortuna la scuola Marconi sembrava nuovamente agibile e tutto tornò come prima. Come prima, appunto. L’ufficio tecnico aveva ragione. Perché mentre l’intera città sosteneva che il centro tessile era rimasto abbandonato, in realtà aveva trovato una sua precisa destinazione d’uso. Infatti l’intero stabile veniva o meglio viene utilizzato dai tifosi per guardare comodamente e soprattutto gratuitamente le gare della tanto amata squadra di calcio. Affacciati da quelle finestre, sai che spettacolo? Altro che arena di Verona, appunto.
Luogo di incontro per tutti coloro che impossibilitati dalle forza dell’ordine ad entrare nello stadio, perché diffidati si godono lo spettacolo da quello stabile che sembra aver trovato la sua giusta destinazione d’uso. Ora mi chiedo, ma come fanno a salire fin lassù in una zona che la domenica è presidiata dai vigili urbani. Presidiata si fa per dire. Sono appena due. Tre al massimo.
Anche lo spazio situato dietro lo stabile sembra aver trovato una precisa destinazione d’uso. Il pomeriggio viene utilizzato dai giovani del quartiere per delle simpatiche partite di calcetto. O anche delle tedesche, che tanto divertono gli adolescenti.
La sera quello spazio si trasforma in luogo del peccato, in cui tante più o meno giovani coppie, approfittando del buio delle tenebre si appartano per soddisfare comodamente i propri bisogni a pochi passi dal centro cittadino e in una zona in cui è possibile sfruttare tutti i servizi derivati dai vicini e numerosi bar e pizzerie.
Un servizio che il comune di Martina offre ai propri cittadini in un luogo avvolto dal mistero e dal peccato. Il peccato non è quello delle coppiette, ma è quello di non saper utilizzare i soldi dei contribuenti.
Altro che forma e contenuto.
Ottavio Cristofaro