Un restauro dopo 120 anni dal precedente, in occasione di San Martino del Sacco che quest’anno è coinciso con la festa dell’Unità.
MARTINA FRANCA – Come in tutto il resto dell’Italia, anche il capoluogo della Valle d’Itria ha ricordato il 17 marzo il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Un a festa doppia per i martinesi perché cade nel giorno riconosciuto come la Festa di “San Martino del Sacco”. Una data che ricorda una vicenda drammatica avvenuta più di duecento anni fa. Da Napoli la rivolta, contro la dominazione borbonica, si estende in tutta l’Italia meridionale. In seguito alla proclamazione della repubblica martinese e la designazione di un direttivo popolare a reggere le sorti del consiglio comunale, si ebbe una durissima reazione borbonica. In poco più di 20 giorni, in terra d’Otranto tutte le città ad eccezione di Martina, furono ricondotte alla monarchia. Le forze della restaurazione giunsero nella nostra città il 16 marzo 1799 agli ordini del comandante Giovanni Francesco Boccheciampe. Truppe borboniche e mercenari assoldati nei comuni limitrofi, cinsero d’assedio Martina Franca, aiutate dal fuoco di fila della artiglieria pesante dislocata non lontano dalle mura civiche. Fallito il tentativo di una resa pacifica, iniziò un’intensa battaglia, durante la quale i martinesi combatterono sparando dalle mura, dalle torri, dai tetti delle case. Nella mattinata del 17 marzo fu aperto un varco nelle mura del palazzo ducale. Soldati e mercenari del re Ferdinando IV di Borbone vi entrarono e diedero inizio a un brutale e feroce saccheggio della città.
Questa è la sintesi storica dei giorni vissuti dalla popolazione martinese a metà marzo del 1799. L’intercessione di San Martino, invocata a gran voce dal popolo orante, provocò l’interruzione del saccheggio e la fuga delle milizie borboniche del comandante Boccheciampe. Questa apparizione fu interpretata come un miracolo. La pietà popolare implorò a gran voce di istituire la festa del patrocinio di san Martino il 17 marzo di ogni anno, a ricordo di quei momenti terribili vissuti dai cittadini martinesi.
Quest’anno 17 marzo ha significato anche festa nazionale e cogliendo l’occasione Mons. Franco Semeraro, Rettore della Basilica di San Martino, ha organizzato una messa per l’Italia chiamando a raccolta in preghiera i suoi fedeli ed estendendo l’invito all’intera cittadinanza. Una festa nella festa che ha visto anche la restituzione al culto della statua di argento di Santa Comasia, dopo i preziosi lavori di restauro che hanno riportato lucentezza ai materiali, e tenore ad alcuni particolari segnati dal tempo, ma soprattutto dalla storia passata.
Un lavoro che è stato realizzato grazie al sostegno economico dell’imprenditore martinese Giovanni Cassano, grazie al quale il restauratore romano Stefano Lanutti ha proceduto ad un restauro complesso che ha visto lo smontaggio dell’opera e la sua sistemazione minuziosa. L’intervento del Lanutti dello studio di restauro Angelucci di Roma si succede a quello realizzato oltre un secolo fa da Domenico Lucarella nel 1891.
Un’occasione importante, voluta nell’anno del settimo centenario della fondazione di Martina Franca salutato da un incontro pubblico che ha visto in Basilica il Soprintendente ai Beni Storici, Artisitici ed Etnoantropologici della Puglia, Fabrizio Vona; della coordinatrice dell’intervento di restauro Angela Convenuto, assieme ovviamente al restauratore Stefano Lanutti.
Ottavio Cristofaro