Il discorso del sindaco Gianfranco Palmisano alla cerimonia della festa del 4 novembre.
Un saluto affettuoso a tutti Voi qui presenti.
Saluto – in particolare – le Autorità militari, civili e religiose.
Un cordiale saluto al colonnello Donato Barnaba, Comandante del 16° Stormo dell’Aeronautica Militare.
A tutti i militari dell’Aeronautica presenti porgo gli auguri miei e dell’Amministrazione Comunale per il centenario dell’Aeronautica.
Vi ringrazio per la consueta collaborazione nell’organizzazione delle celebrazioni di questa Giornata, per la vicinanza alla nostra comunità nelle emergenze e nei momenti di condivisione della nostra storia e della nostra memoria.
Un saluto ai rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’arma e dell’Associazione dei familiari dei Caduti e dispersi in Russia.
Un saluto affettuoso e un grazie di cuore – da tutta la comunità – alla signora Maria Di Marco, moglie del compianto professor Felice Tagliente, per la sua vicinanza e il suo sostegno alle celebrazioni odierne. Mi riferisco al concerto di stasera nella Chiesa di San Domenico dopo la Messa in memoria dei nostri Caduti.
Al professor Tagliente abbiamo conferito lo scorso anno l’encomio solenne per il suo impegno nella ricerca e nella diffusione della memoria dei soldati martinesi caduti in Russia, nei territorio dell’odierna Ucraina, ai quali renderemo omaggio dopo questa cerimonia.
Un abbraccio a tutti i cittadini. Grazie per la condivisione di questa ricorrenza.
Un ringraziamento particolare a docenti, studentesse e studenti del Liceo Classico Tito Livio per la partecipazione.
Come ogni anno il 4 novembre ci ritroviamo davanti a questo monumento per stringerci in un abbraccio ideale in ricordo dei giovanissimi martinesi morti combattendo nelle disumane condizioni delle trincee.
Scorrendo le date di nascita e di morte scolpite accanto ai loro nomi, non posso non evidenziare con profonda tristezza che tanti avevano solo qualche anno in più dei ragazzi qui presenti.
Umili e coraggiosi eroi sacrificarono la loro vita per portare a compimento il processo di unificazione dell’Italia iniziato nel Risorgimento.
Con un pensiero o una preghiera rendiamo omaggio a loro e agli italiani che in tutte le guerre “diedero la vita ed ebbero in cambio una croce” come cantava Fabrizio De Andrè.
Un commosso pensiero – insieme a voi – voglio rivolgere ai 19 soldati italiani, 12 dei quali carabinieri, uccisi il 12 novembre 2003 nell’attentato terroristico di Nassiriya e a un figlio della nostra terra, il caporalmaggiore Giovanni Bruno, di Crispiano. Vittima di un incidente stradale a Kabul il 3 ottobre 2004.
Erano tutti impegnati in missioni internazionali di pace, in aiuto delle popolazioni del posto, come migliaia di nostri connazionali oggi impegnati in diverse zone calde del pianeta, lontani dalle famiglie e dagli affetti più cari. A tutti loro esprimiamo la nostra più sentita gratitudine!
Per il secondo anno consecutivo ci ritroviamo a celebrare la Giornata delle Forze Armate con l’angoscia della guerra in Ucraina.
Alla guerra nella nostra Europa si è aggiunto un nuovo conflitto che fa più paura.
Sapete tutti cosa sta accadendo in Israele da circa un mese.
Avrete appreso dei numerosi episodi sintomo di un’inquietante onda antisemita che sta investendo diversi Paesi europei,compreso il nostro.
Dopo le guerre, gli orrori e gli spargimenti di sangue del secolo scorso i padri della nostra Costituzione e dell’Europa posero le basi per la costruzione di un futuro diverso. Fatto di pace, democrazia, libertà, rispetto delle minoranze e delle diversità.
Valori fondanti della nostra Costituzione che – voglio ricordarlo – all’articolo 11 così recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Una visione lungimirante che ha assicurato all’Europa decenni di assenza di conflitti e ci ha indotti a pensare che la pace fosse uno status acquisito per sempre. Invece ci ritroviamo a constatare che la famiglia umana ha di nuovo smarrito la via della pace.
Il nostro auspicio è che la forza del dialogo e della diplomazia prevalga su quella delle armi, in Ucraina come in Israele e in Palestina. E che la Pace possa tornare in quelle terre martoriate.
Voglio chiudere con una frase di una famosa canzone di John Lenon che traduco direttamente in italiano e credo sintetizzi il nostro pensiero e la nostra speranza: “Tutto ciò che noi diciamo è: date una possibilità alla pace!”
“Give peace a chance!”
Viva l’Italia, viva le Forze Armate, viva Martina Franca!