Preceduto da roventi polemiche, da pesanti insinuazioni che hanno scosso i palazzi della politica, il mondo delle donne italiane si ritrova immerso da diffusi sentimenti di frustrazione e di sgomento. Dove sono andate a finire le grandi parole, che davano nome alla vita con cui nel secolo scorso si è intessuto il pensiero femminile, quello che, reclamando una nuova soggettività nella sfera privata come in ambito pubblico, guardava con speranza alla costruzione di relazioni interpersonali, fondate sui valori del rispetto e della reciprocità?
Vale la pena, dunque, alzare lo sguardo, lasciando a terra rumori e schiamazzi, così che questo giorno, dedicato all'”altra metà del cielo”, aiuti tutti – donne e uomini – a ripensare quel mistero originario dell'”unità duale”, di cui parlava Giovanni Paolo II, quando coglieva nelle prime battute di Genesi il manifesto generativo della relazione maschile-femminile, con tutta quella carica simbolica che ancor oggi trascina con sé.
I gesti profetici di tante donne partono da qui: avvezze da sempre a sostenere il conflitto e il peso dell’emarginazione e della differenza, hanno compreso la carica rivoluzionaria dell'”essere-lievito”, dell'”essere-sale” nascosto dentro le pieghe della storia, consumando nella quotidianità il compito prezioso di generare la vita e di accompagnare il percorso faticoso dell’umanità. Non è certo il vociare degli slogan o le discusse performance negli scenari massmediatici a dar conto, oggi, del ruolo insostituibile della donna sia in ambito privato, nel cuore della famiglia, sia in quello pubblico quando le si offre l’opportunità di mettere a frutto la sua competenza e la sua creatività. È piuttosto il terreno dei tanti gesti quotidiani, quelli che raccontano la vita, a disegnare la sua fisionomia identitaria, che non teme di rischiare il fallimento, quando ci sono di mezzo valori irrinunciabili da difendere e da potenziare.
Agensir