MARTINA FRANCA – L’anatra zoppa continua a zoppicare e la politica rispolvera alcuni termini arcaici del suo lessico. È immediato ed evidente il paragone con l’amministrazione Margiotta, la prima dopo la riforma elettorale, la quale dopo la “rivoluzione Copernicana” della lista popolare “Martina Libera e Solidale” rappresentò l’emblema dell’ingovernabilità con un sindaco per nulla rappresentato da alcuna maggioranza.
Stessa sorte per Palazzo senza mai una maggioranza, eppure quasi mai in bilico dalla sua poltrona che ormai quattro anni fa lo vide sindaco con la civica Lista Palazzo, Martina prima di tutto, Forza Italia, Alleanza Nazionale e quell’Udc croce e delizia di questa amministrazione.
Fu lo “scudo crociato” a proporre il nome di Franco Palazzo quale espressione della società civile rubando la possibilità all’Ulivo di schierarlo tra le proprie fila quale terzo incomodo nella lotta tra il filosofo Tonino Scialpi e il “margheritiano” Giandomenico Bruni.
Il partito di Casini portò a casa ben tre consiglieri comunali: Pino Semeraro (poi dimessosi ed entrato a far parte delle diverse giunte nominate in questi anni), Angioletto Gianfrate (poi passato nei Circoli delle Libertà della Brambilla e attualmente difficile da collocare politicamente) e Paolo D’Arcangelo che per mesi rimase unica espressione del voto popolare.
All’indomani della vittoria fu proprio quest’ultimo a lanciare dure accuse al sindaco e dopo pochi mesi passare all’opposizione lasciando intendere vita breve per la sindacatura Palazzo che non riuscì neppure a farsi approvare gli indirizzi programmatici.
Diversi i tentativi di riconciliazione con il sindaco espressione della volontà del partito e sposato dalla coalizione della vecchia “Casa delle Libertà”. Un tira e molla durato all’infinito con posizioni spesso discordanti nel corso del tempo e scenari avveniristici che appena aperti venivano chiusi di pari passo con le posizioni contraddittorie di un neonato Pdl sempre più sconquassato al suo interno e un Pd volenteroso di tenere nascosti i suoi problemi intestini.
Negli ultimi giorni, a dire il vero, la posizione dell’Udc sembrava più che mai chiara dopo le dure dichiarazioni pubbliche del capogruppo Paolo D’Arcangelo che in una trasmissione televisiva aveva definito “fallimentare” l’esperienza amministrativa guidata da Franco Palazzo. Il partito di Casini, in attesa di nuovi ordini dall’alto, aveva anche tentato in occasione delle consultazioni regionali un significativo allargamento del gruppo consiliare con Franco Mariella, Emiliano Nardelli e Mino Marzulli a cui probabilmente si sarebbe aggiunto qualcun altro. Si era fatto quadrato anche attorno a qualche nome di noti professionisti per il futuro del partito. Il magro risultato delle regionali con Mariella, gettato nella mischia a poche settimane dal suo ingresso nel partito, ha contribuito al fallimento del progetto fortemente voluto dal commissario cittadino Vito Pastore.
Il gruppo consiliare ridottosi nuovamente ai soli D’Arcangelo e Mariella aveva sposato la causa delle “cartelle salate Tarsu” e della lotta alla legalità, sulla linea già tracciata da Mariella nell’Italia dei Valori assieme all’attuale segretario provinciale Idv Antonio Martucci e Mimmo Digiuseppe.
C’è da dire che tra i due Udc l’intesa era nata già da tempo, fin da quando con il civico Amomartina Lasorsa, si lanciò l’iniziativa della raccolta firme pro-scioglimento anticipato del Consiglio Comunale.
“Schizofrenico” viene definito oggi da Pasquale Lasorsa l’atteggiamento politico dell’Udc che preferisce “sul più bello” salvare Palazzo proprio mentre dall’altra parte in 14 sembravano pronti a rinnegarlo per tornare alle urne fra meno di tre mesi. Ora, se anche Palazzo venisse sfiduciato, occorrerebbe oltre un anno per le nuove consultazioni elettorali, giusto il tempo per consentire ai partiti di riorganizzarsi per una dura e dispendiosa campagna elettorale che sin da subito si preannuncia senza esclusione di colpi. Attorno alle vicenda della mancata firma pro-scioglimento da parte dell’Udc si è aperta una vera e propria questione con dure accuse nei confronti dell’azione politica dell’Udc grazie al quale il sindaco continuerà ad amministrare. Alle accuse risponde il capogruppo consiliare del partito di Casini.
“Il nostro giudizio sul sindaco non e’ cambiato – ha detto Paolo D’Arcangelo – io e Mariella con il coordinatore Pastore ci siamo recati all’ufficio protocollo in tempo utile (ore 18). L’ufficio chiudeva alle ore 19. Alcuni dei 14 consiglieri appena hanno saputo del nostro arrivo sono spariti.
E’ noto che era una iniziativa bipartisan dei singoli consiglieri che non vedeva coinvolti i partiti.
La conferma – prosegue ancora D’Arcangelo – sta nell’assenza di Zizzi il quale ha dichiarato pubblicamente che il suo partito non gli ha chiesto di firmare per lo scioglimento e quindi non avrebbe mai firmato su iniziativa dei singoli consiglieri.
Comunque, per essere onesti, l’udc non avrebbe firmato per lo scioglimento – conclude – in quanto in questo momento e’ prioritario recuperare i 3 milioni e passa di euro dai dirigenti per restituirli ai cittadini. Dopodichè – dice D’Arcangelo – si può mandare Palazzo a casa anche anticipatamente e votare tra meno di un anno”.
Ottavio Cristofaro