Una brutta batosta per la città. Una tempesta già annunciata da diversi mesi e giunta al termine proprio la scorsa settimana. A nulla sono valsi i tentativi dell’amministrazione comunale ed in particolare del sindaco Franco Palazzo e del consigliere delegato allo sport Angelo Gianfrate per cercare di convincere Giovanni Cassano, patron del sodalizio martinese, a proseguire l’avventura calcistica cominciata 10 anni fa.
Una storia d’amore fra la famiglia Cassano e la squadra biancazzurra che in questi ultimi anni, ha saputo toccare i massimi livelli mai raggiunti nella propria storia. La rapida ascesa dai dilettanti alla C1. E poi lo scontro in coppa Italia contro la “Vecchia Signora d’Italia” travolta dagli scandali di Calciopoli e sprofondata in serie B.
Le magiche partite contro i partenopei napoletani di De Laurentis, ma soprattutto la gioia per quella promozione in serie B accarezzata, sfiorata, voluta, ma sfuggita all’ultimo istante. Quel ripescaggio negato e l’ingiustizia subita. Sono momenti che la città non potrà mai dimenticare. Ma la gente ha la memoria corta. Dice Cassano. Meglio l’eccellenza, che questa dirigenza. Rispondono i tifosi. Se le cose stanno così chiunque al posto del Cassano di turno avrebbe lasciato affondare la nave.
Mai la squadra biancazzurra aveva calpestato manti erbosi così tanto prestigiosi. Senza quella famiglia non ci sarebbero mai state così tante soddisfazioni. In dieci anni una sola delusione: quest’anno per la retrocessione in C2. Scelte sbagliate, alle quali si è cercato appena possibile di trovare una soluzione, tanto è vero che a gennaio si è costruita una nuova squadra e un nuovo staff. Poi la volontà di lasciare. Forse una scelta non definitiva, e che l’affetto dei tifosi avrebbe potuto smentire. Poi la delusione per la retrocessione diretta, ma soprattutto per una giustizia sportiva ancora lontana dalla Valle d’Itria. Ancora una volta una prova di forza contro la società, costretta a subire una decisione che premia chi non merita. Se a tutto ciò aggiungiamo quel pizzico di ingratitudine, ma soprattutto quella assenza di memoria storica che da sempre caratterizza la coscienza della popolazione, allora la frittata è fatta.
Cassano ha detto in conferenza stampa: “Sono stanco delle accuse ingiuste che mi vengono fatte ogni giorno”. Tutti sappiamo a quali accuse si fa riferimento. Lo abbiamo letto sui quotidiani. Io non so dire se queste sono fondate oppure no, se plausibili oppure no. Di certo so solo che se tutte le accuse piovute quest’anno sul patron Cassano fossero vere, queste lo erano anche l’anno scorso, quando riuscimmo ad ottenere una meritata salvezza. Di queste critiche i tifosi si ricordano solo ora, dopo una annata disastrosa. Una sola in dieci anni. Troppo facile dirlo ora. In questo modo si è poco credibili.
Ora poco importa se ripartire dall’Eccellenza, dalla promozione o da qualche altro campionato, l’importante è ripartire. Nel frattempo la città deve dire grazie a tutti coloro che in questi anni hanno saputo regalare tante emozioni e tante soddisfazioni. I Cassano su tutti.
Il calcio però non è tutto nella vita e che questo ci servi da lezione.
Ottavio Cristofaro