Da padre, Antonio Di Pietro si starà dando dei pizzicotti sulla pancia. Perché vedere suo figlio Cristiano finire nel tritacarne dell’inchiesta Romeo-Mautone, non deve avergli fatto piacere. E reagisce: «Non scherziamo. Mica questa è l’inchiesta su Cristiano Di Pietro. Certo, lui merita una sgridata». Da leader di Italia dei Valori, poi, la notizia lo deve aver un attimo disorientato. Ha aspettato di conoscere i fatti, insomma ha voluto leggere prima le «carte» e adesso che è pronto affronta il toro per le corna: «Il suo è stato un comportamento assolutamente non corretto, che noi di Idv non condividiamo. Però non ha commesso nulla di penalmente rilevante».
Senatore, amareggiato? «Questa mattina ho preso atto della iperinformazione che i giornali hanno voluto dedicare a quella che io considero una non notizia. Ma non intendo cadere nel tranello di chi, vedendo messo nel frullatore il proprio nome insieme a quello di tanti altri, si mette a dire che è doverosa, necessaria, opportuna una rivisitazione dell’uso e dell’utilizzo delle intercettazioni. I magistrati devono continuare a fare il loro lavoro. Le intercettazioni sono sacre».
Da padre che reazione ha avuto quando ha letto le intercettazioni di suo figlio Cristiano? Secondo lei ha sbagliato? «Ha fatto telefonate istituzionali doverose, e anche altre che non hanno alcuna rilevanza penale ma, al massimo, attengono alla sfera della deontologica e dell’opportunità».
Di malcostume? «Non possiamo dirlo, non conosciamo i fatti. Non c’è figlio che tenga rispetto alle responsabilità politiche di chi come me – ma anche come lui – ricopre incarichi istituzionali. Si accerti la verità».
Non è che adesso fa la vittima? Ieri come oggi qualcuno vuole fermarla? «Vedo tanta strumentalizzazione politica in questa vicenda. Oggi come nel ’94 mi sono esposto sulla questione morale, etica. Ieri mi rivoltarono come un calzino, oggi fanno diventare peccato mortale quello che è un peccato veniale. Oggi che in Abruzzo prendiamo il 15% dei voti, che i sondaggi ci danno al 10% a livello nazionale, che usciamo dalle giunte e dalle amministrazioni dove suoi esponenti sono indagati o arrestati. Io però non cado nel tranello».
Nelle carte della Procura di Napoli si rivela anche che il sindaco di Recale, Amerigo Porfidia, Idv, è indagato in una inchiesta per mafia. Sarà sospeso? «Non so nulla. Lui l’avrò visto una decina di volte. Naturalmente sarà sospeso, se la notizia sarà confermata, immediatamente da Idv. Può capitare che in un cesto di mele vi sia quella marcia, che va isolata e cacciata. Sottolineo, però, che capita sempre che per i propri esponenti finiti sotto inchiesta gli altri partiti reagiscono difendendoli. Insomma, scatta la difesa della casta».
Torniamo a Cristiano. Alle raccomandazioni a Mario Mautone, provveditore alle opere pubbliche, perché conferisse degli incarichi…». «Ripeto, è stato un comportamento assolutamente non corretto. E’ il male italiano, quello delle raccomandazioni e mio figlio avrebbe fatto bene a non caderci pure lui».
Che fa sospende suo figlio da Idv? Cristiano si deve sospendere da consigliere provinciale? «Non esageriamo, mica ha commesso un reato».
Nelle carte si racconta che lei pose un veto a suo figlio di non occuparsi di appalti…. «Non ho avuto bisogno di porre veti specifici. Più in generale rivendico il mio ruolo di padre che dice ai propri figli di comportarsi bene. Anche al più piccolo ripeto che a scuola non deve rubare neppure una matita».
Cosa disse nell’incontro riservato con il senatore Formisano? Che Mautone era indagato? «Che fesseria. Formisano era il capogruppo di Idv al Senato e mi incontravo con lui praticamente tutti i giorni».
C’è il sospetto che lei fu avvisato sulle indagini in corso e per questo impose a Cristiano di troncare i rapporti con Mautone. «E’ una puttanata mostruosa».
Fonte: La Stampa