Quali scelte per l’uomo? È stata questa la domanda che ha mosso il dibattito svoltosi lo scorso sabato 6 dicembre, organizzato dai Lions Club Valle d’Itria di Martina Franca dal tema “Eutanasia: Quali scelte?”. Di certo quello dell’eutanasia è tematica che apre a diversi scenari. Non è casuale che la bioetica risulti essere più luogo di scontro che di dialogo. La filosofia, la medicina, la psicologia, la religione, l’antropologia ne sono irrimediabilmente coinvolte. Se la bioetica è ponte fra le scienze mediche e la morale, non si può ovviare alla bioetica con un sentito dire, un si passivante tradotto nel “si dice che si fa così”. La bioetica ha bisogno invece di affacciarsi in maniera forte nell’associazionismo cattolico, richiedendo l’ascolto e lo studio, ma anche formazione di nuove figure professionali.
Spesso si firmano protocolli di sperimentazione senza ascoltare tutte le proposte possibili di conciliazione. L’etica in sé stessa è definita da Wojtyła come “la scienza che tratta degli atti umani sotto l’aspetto del loro valore morale, sotto l’aspetto del bene e del male che è contenuto in essi ”. Quante volte ci interroghiamo sul valore etico delle azioni? Presi dal fare ci dimentichiamo l’origine di quel fare. Pensiamo anche al recente piano sanitario della Regione Puglia. Un piano che ha fatto razzia degli obiettori di coscienza, all’interno del quale è riportato che risulta indispensabile la revisione dei criteri di reclutamento del Personale con la progressiva eliminazione del convenzionamento fra strutture e Regione e il progressivo riposizionamento del Personale sanitario che solleva obiezione di coscienza (art. 9 della Legge 194) con agevolazione della mobilità verso altri servizi del Distretto. Tale riposizionamento non appare qualificato a definire la presenza contemporanea di operatori con diversa competenza e capacità di intervento. Ma ne risulta anche la messa da parte di un preciso diritto-dovere della struttura consultoriale, che contraddice il dettato della legge 194. Il problema che si può evidenziare è che nel mondo cattolico il ruolo del consultorio sia anche fondamentale nel rispetto della vita umana nascente, come afferma anche la Dichiarazione Donum Vitae. La posizione assunta dal Piano Sanitario richiama il ruolo dei consultori cattolici, dove è necessario agire in maniera profonda, con attenzione agli operatori che lavorano all’interno e provano a limitare i danni di problematiche gravi. Basti pensare a quanti aborti sono avvenuti in Italia nel solo 2007. I dati sull’Interruzione volontaria di gravidanza (IVG) del 2007 sono stati resi pubblici il 21 aprile 2008 dal Ministero della Salute. I dati che emergono parlano di 127.038 IVG, con una diminuzione rispetto al 2006, con una incidenza dell’IVG nelle donne con cittadinanza estera pari al 31,6% circa. Ancora tante vite sono spezzate, ancora tante tragedie familiari. Forse non sarà mai possibile prevenire un numero così considerevole di interruzioni di gravidanza, ma è anche richiesta una formazione completa anche di altre figure, come i consulenti bioetici. Nei comitati etici la figura del bioeticista è necessaria. Ma l’allocazione delle risorse spesso ce ne fa dimenticare l’esistenza. Questa non è disciplina fuori dal contesto e non deve fare paura, perché la difesa della vita deve essere fondamentale e decisiva nella sua azione.
Il problema grave è che la situazione culturale della nostra società sembra addormentarsi dietro la paura dell’economia lasciando ad altri le tematiche etiche. L’ignoranza della vastità del dibattito bioetico richiama il coacervo di teorie esistenti nella bioetica: tante teorie e tanta ignoranza. Parlare di comunità di persone è uguale a parlare di allocazione di risorse? Certo che no. La persona è risorsa già di suo.
L’eutanasia è altro dall’accanimento terapeutico e forse tante scelte potrebbero essere preventivamente cambiate se nelle nostre corsie ospedaliere ci fossero sempre più consulenti bioetici, figure professionali che potrebbero stare accanto alle associazioni di volontariato. Ma bisogna investire ancora di più, nel nostro territorio i corsi di bioetica sono quasi del tutto assenti se non per qualche master post-universitario. Eppure la quotidianità richiederà sempre più interventi in cui difendere la vita, l’esistenza, la persona e la loro sacralità risulterà necessario.
Antonio Cecere