Di seguito il testo integrale del discorso del sindaco Gianfranco Palmisano:
Un cordiale saluto a tutte le autorità militari, civili e religiose, ai rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’arma e dell’Associazione dei familiari dei Caduti e dispersi in Russia, ai cittadini. Grazie per la Vostra presenza.
Ringrazio il colonnello Donato Barnaba, Comandante del 16° Stormo dell’Aeronautica Militare – forza armata che si avvia a compiere un secolo, presente a Martina da 63 anni – per la consueta attenzione riservata a questa significativa cerimonia.
Un saluto affettuoso agli studenti e agli insegnanti. Sono felice di rivedervi qui in questa ricorrenza dopo due anni di assenza a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria e Vi ringrazio per la Vostra partecipazione.
Istituita per ricordare coloro che durante la Prima Guerra Mondiale combatterono nelle trincee, sacrificando la loro vita, per completare il processo di unificazione dell’Italia iniziato nel Risorgimento, la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate è dedicata ai caduti e ai dispersi di tutte le guerre. A tutti coloro che hanno contribuito a costruire la nostra Italia fondata sulla democrazia e sulla libertà. Fra loro ci sono anche tantissimi nostri concittadini, i cui nomi sono scolpiti sulle lapidi di marmo intorno a questo monumento e su quelle di via Mercadante perché restino per sempre nella memoria storica della nostra comunità.
Nel pomeriggio, renderemo omaggio ad un nostro concittadino che, attraverso studi e ricerche, si è adoperato con passione per la conservazione e la diffusione della memoria storica dei soldati martinesi e italiani caduti in Russia: il professor Felice Tagliente, venuto a mancare nei mesi scorsi. Gli conferiremo l’encomio solenne, consegnandolo ai suoi familiari che saluto cordialmente perché sono presenti qui questa mattina.
Con questo gesto vogliamo esprimere l’apprezzamento e la gratitudine della nostra comunità al professor Tagliente. Grazie al suo impegno è stato realizzato in via Mercadante un luogo della memoria, le lapidi sulle quali sono scolpiti i nomi dei martinesi caduti in Russia. Forse pochi sanno che sotto quelle lapidi c’è del terreno da lui stesso prelevato in Russia, sulle rive del Don, dove l’armata militare italiana pagò un prezzo altissimo in termini di vite umane.
Il 4 novembre è un momento di commemorazione e, allo stesso tempo, un’occasione di riflessione sul presente, sul ruolo delle nostre Forze Armate come forze di pace. Migliaia di militari sono impegnati all’estero in decine di missioni internazionali per garantire la sicurezza e per operazioni umanitarie, a sostegno di popolazioni in difficoltà.
Questa Giornata costituisce un momento di riflessione sul difficile e delicato momento storico che stiamo vivendo. Al contrario degli anni scorsi, lo celebriamo in un clima e in uno scenario internazionale in cui non avremmo mai immaginato di ritrovarci. Per noi giovani, per voi bambini e ragazzi, fino al 24 febbraio scorso la guerra si studiava sui libri di storia. I conflitti, purtroppo, ci sono sempre stati in diverse aree del mondo. Ma il rischio di un conflitto mondiale e la minaccia del ricorso alle armi atomiche sembravano ormai lontani nel tempo e dalla nostra Europa.
Invece, questa situazione ci ha costretti a confrontarci con problematiche che pensavamo di esserci lasciati alle spalle.
Come insegna la storia, la guerra ha conseguenze estremamente tragiche immediate in termini di vite umane spezzate e di distruzione. Ma ha anche riflessi negativi a medio e a lungo termine sulle relazioni fra gli Stati e fra i popoli, sulla cooperazione internazionale, sull’affermazione dei sentimenti di solidarietà e sullo sviluppo economico.
La via delle armi è inaccettabile in un mondo globalizzato che vive interconnesso. Rischia di riportare indietro le lancette della storia.
Pace, libertà, democrazia e diritti civili sono il frutto di un percorso iniziato dai padri fondatori dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale e la ferocia delle dittature che l’avevano provocata. Sono valori che costituiscono il patrimonio dell’Europa e del nostro Paese, che fanno parte del nostro Dna culturale e trovano espressione nei principi fondamentali della nostra Costituzione.
Rileggere l’articolo 11 della nostra Carta “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, con un conflitto ai confini orientali dell’Europa, ci induce ad apprezzare ulteriormente e a custodire quel patrimonio di valori che finora abbiamo dato per scontato. Come sosteneva don Tonino Bello, “occorre una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato ma una conquista. Non un bene di consumo ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza ma uno striscione di arrivo”.
Un forte richiamo alla comunità internazionale a svolgere un’azione più incisiva per costruire un percorso di pace è stato lanciato dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo intervento in occasione del recente incontro internazionale “Il grido della pace. Religioni e culture in dialogo: “L’Europa non può e non deve permettersi di cadere ‘prigioniera’ della precarietà, incapace di assolvere al suo ruolo naturale di garante di pace e di stabilità nel continente e nelle aree vicine. Ne va della nostra stessa libertà e prosperità”. Sono state le parole del nostro Capo dello Stato.
L’auspicio è che il dialogo e la diplomazia prevalgano sulle armi e pongano presto fine a questa sciagurata guerra e a tutte le sue atrocità. E che l’Europa continui ad essere concretamente un progetto di pace in progress e sappia essere interprete delle speranze di pace dei popoli europei.
Viva l’Italia, viva l’Europa, viva le Forze Armate, viva la Pace!