Immaginate un paese stanco messo, come una matrioska scolorita, in un contesto nazionale da Tg non certo per imprese eccezionali. Immaginate gli epitaffi sui giornali di “progetti assenti”, “irresponsabilità politiche e civili”, “crisi economica”, “emergenza educativa”…. Bene. Ora, buttate i giornali e spegnete la televisione. Una spazzolata, una giacca a vento e via, in direzione della scuola media Battaglini. Lo spiazzo per il parcheggio è ampio, come la sensibilità, la cultura e la profonda dedizione di chi ha voluto dare all’istruzione un volto diverso, umano, insistendo sui temi come: educare ai sentimenti, alla fantasia e alla creatività, al protagonismo, all’ottimismo, alla bellezza, alla gioia, all’osservazione e all’approfondimento del mondo reale. Questi i grandi obiettivi che hanno contrassegnato lo sfondo didattico-educativo del percorso di un autentico professionista dell’educazione in grado di intrecciare l’esperienza educativa con quella artistica, attraverso progettazioni laboratoriali ed editoriali degne di rilievo.
La mostra di pittura dei dipinti del preside Piero Marinò, inaugurata il 12 dicembre e aperta al pubblico di mattina fino al 30, è portatrice di valori semplici: l’amore per la propria terra, la natura, la spiritualità. Tele dalle quali trasuda tenerezza, sentimento e semplicità. Non la volontà di inseguire per vezzo o moda o segno di distinzione immaginose sperimentazioni, ma di riprodurre una realtà che già c’è per meglio comprenderla, possederla, offrirla a quanti hanno voglia di contemplarla con la stessa generosità di chi ha saputo farla propria e l’ha resa degna di attenzione. La realtà ritratta si fa così proposta educativa a una didattica che dia maggiormente rilievo all’immagine per favorire l’osservazione e l’espressione. “Osservare è fondamentale”, ha osservato Marinò. “Ho dato sempre un grande rilievo all’immagine come strumento educativo. Già nella stesura della tesi di laurea in storia dell’arte, nel ’68, ne avevo intuito il potenziale. Favorire l’immagine significa anche eliminarne quelle infrastrutture culturali che pesano nel processo di istruzione. Chi proviene da famiglie nelle quali l’operosità prevale sul livello di istruzione formale, non è affatto avvantaggiato da una cultura che privilegia la padronanza linguistica. E che, in base ad essa, naturalmente accentua differenze tra chi è in grado di esprimersi correttamente usando una certa ricchezza espressiva e chi no. Chi non ha un ampio e articolato registro linguistico possiede altre doti, tra cui abilità di osservazione, che non vengono adeguatamente valorizzate. Bisogna lavorare per fare in modo che gli insegnanti adottino uno stile didattico più flessibile che offra all’immagine il dovuto rilievo e la capacità necessaria per superare la dipendenza dal testo. Educare all’immagine, inoltre, è fondamentale per imparare a decodificare i linguaggi dei media e pubblicitari, per non venirne passivamente suggestionati”.
L’intervento di Marinò apre tante porte. Soprattutto quelle scomode. Apre le porte di una innovazione attesa da un sistema di istruzione inteso dal pedagogista Franco Frabboni come “vagone lento di un convoglio (l’odierna società post: post-moderna e post-industriale), la cui locomotiva tecnologica e scientifica va a velocità siderale)”. Quelle dell’individualizzazione dell’istruzione, già teorizzata dallo psicologo Vygoskij agli inizi del 900, della formazione psicopedagogia e dell’aggiornamento e sostegno agli insegnanti. Ma, soprattutto, esso è dimostrazione di una capacità di lasciare il segno e di essere, con umiltà, testimonianza autorevole, contrastando la propaganda tacita della faciloneria di coscienze mediocri di cui la nostra società pullula. “La nostra società ha bisogno di grandi uomini, e gli uomini sono grandi se decidono di esserlo”, lessi qualche tempo fa. Piero Marinò è la viva testimonianza di questa possibilità di grandezza che rende fieri, una volta tanto, di essere cittadini martinesi.
Annalisa Scialpi