“Il provvedimento approvato dall’esecutivo regionale, su proposta dell’assessore all’agricoltura, di mettere a disposizione degli allevatori 4 milioni di euro per far fronte alla crisi economica è un atto che va nella giusta direzione, ma la sua attuazione non si deve perdere in cavilli e ritardi altrimenti resteranno solo le buone intenzioni”. Così il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro e il presidente di sezione Sebastiano Delfine.
Dopo il mancato rispetto da parte di alcuni trasformatori dell’accordo di ottobre scorso sul pagamento equo del latte alla stalla, questo è il primo atto concreto che va nella direzione dei produttori pugliesi. “Quattro milioni di euro, sebbene purtroppo la somma non basti a rilanciare l’economia del settore lattiero, sono sicuramente – dicono – un atto concreto a favore di imprese che danno occupazione e sono alla base di un indotto strategico a livello mondiale, basti pensare alla mozzarella di Gioia del Colle, alla burrata di Andria e ai nostri formaggi tipici”.
Nei mesi scorsi, il crollo del prezzo del latte ha condizionato la produzione e questa oscillazione ha fatto diminuire l’offerta facendo registrare un leggero aumento del prezzo. È da lungo tempo che Confagricoltura Puglia si batte perché agli allevatori venga riconosciuto un pagamento etico del prodotto, non inferiore ai costi di produzione.
In merito alla delibera della Regione Puglia sostenuta dall’assessore Donato Pentassuglia è previsto che ad ogni allevatore sia concesso un aiuto di massimo 35 mila euro sulla base del numero dei capi, di età minimo 24 mesi, regolarmente censiti nella Banca dati nazionale zootecnica. L’aiuto si inserisce nelle misure contro la crisi economica causata prima dal Covid e poi dalla guerra in Ucraina.
“Come detto – concludono – attendiamo di vedere in che modo la Regione Puglia permetterà l’accesso al contributo. Sicuramente, se i fondi arrivassero in ritardo o fossero sottoposti a lacci e lacciuoli burocratici troppo stretti l’aiuto si dimostrerà tardivo e dunque inutile. Le risorse economiche servono subito alle aziende zootecniche, alcune delle quali non sanno come pagare i mangimi e gli stipendi degli operai”.