“Da cattolico e da uomo sono profondamente soddisfatto dell’esito della discussione che ci ha visti protagonisti lo scorso giovedi 7 ottobre all’Assemblea del Consiglio d’Europa”.
Queste le parole del Sen. Lino Nessa al termine dell’assemblea, a cui prende parte in qualità di rappresentante italiano per il Pdl all’interno del Partito Popolare Europeo.
Nel corso dell’Assemblea, per la prima volta nella storia di una istituzione europea, è stata affermata la negatività dell’aborto e il diritto-dovere di mettere al primo posto la persona, intesa come verità dell’essenza umana.
Il gruppo della Socialista McCafferty ribadiva, nel report portato in aula, l’attacco all’obiezione di coscienza e alla sensibilità del singolo individuo, considerando la pratica dell’aborto come un dovere medico.
“Una tesi che i nostri valori e le nostre ideologie non ci consentono di sostenere”- dice il Sen. Nessa – e che quindi come Ppe non possiamo per nulla condividere”.
A questo punto alla richiesta di rinvio di discussione e ritorno in Commissione, segue la bocciatura da parte degli stessi socialisti.
Un muso contro muso che trova una soluzione soltanto dopo l’approvazione di alcuni emendamenti da parte del Capogruppo Ppe Volontè (Udc), il quale in particolare nell’emendamento 81 del Doc. 12347 ribadisce: “Nessuna persona può essere obbligata o discriminata in nessun modo per l’obiezione di coscienza. Mi sembra questo un modo opportuno per poter riaffermare la buona ragione dell’obiezione di coscienza e confermare la grande tradizione del Consiglio d’Europa in questa materia”.
Ben otto emendamenti, oltre a quelli di Volontè, di cui uno dell’esponente Pdl Farina, che in sostanza cambiano tutta la risoluzione e smontano la proposta sostenuta dai socialisti, ribadendo la libertà di coscienza del singolo professionista obiettore.