100 miliardi per il sud nell’agenda politica di Berlusconi – Lo Stradone

100 miliardi per il sud nell’agenda politica di Berlusconi

Il ministro Fitto: «Il Mezzogiorno una priorità nell’agenda politica del Governo Berlusconi»
PER IL SUD 100 MILIARDI DI EURO E UN PIANO DA VARARE ENTRO L’AUTUNNO
«Nell’agenda politica del Governo Berlusconi il Mezzogiorno occupa una posizione centrale. La presidenza del Consiglio ha assunto la competenza sulla coesione territoriale e me ne ha affidato la delega». Il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto vuole così sgombrare il campo dai sospetti di indifferenza del Governo verso il Sud, addensatisi all’indomani del forfait del premier per la cerimonia inaugurale della 74esima Fiera del Levante. Berlusconi, infatti, è stato sostituito proprio da Fitto.
Nel suo discorso alla cerimonia, il ministro ha subito “messo sul tavolo” i 100 miliardi riservati del Governo al Sud fino al 2013 («fondi europei e nazionali Fas 2007-2013, più il recupero delle somme non spese nel corso della precedente programmazione»), come prova dell’attenzione per un’area definita ricca di risorse umane e naturali, strategica per lo sviluppo del Paese e anche rispetto alle nuove direttrici commerciali tra Europa e Asia. Tali risorse, ha rimarcato Fitto, «devono servire a varare entro l’autunno il Piano per il Sud, un programma articolato in otto punti, grandi temi su cui il Governo intende promuovere un confronto con parti sociali e Enti locali, ma su cui la “regia” deve essere necessariamente nazionale. Il Piano – ha aggiunto Fitto – sarà costituito da programmi di investimento tutti dotati di copertura finanziaria certa, soggetto attuatore responsabile individuato, tempi di esecuzione prestabiliti e certi, procedure amministrative definite».
Il primo degli otto punti citati è quello dei grandi assi ferroviari che devono riconnettere il Mezzogiorno in direzione Nord-Sud ed Est-Ovest (in particolare con l’alta capacità tra Puglia e Campania, la velocizzazione della tratta Salerno-Reggio Calabria e il collegamento tra Palermo e Catania, e la realizzazione del Ponte sullo Stretto); secondo punto il miglioramento della formazione dei giovani per colmare il ritardo del sistema scolastico meridionale; terzo, Università e ricerca, «che al Sud vanno sostenute nella creazione di rapporti con imprese e reti internazionali»; quarto, servizi pubblici locali (soprattutto reti idriche e trattamento dei rifiuti solidi urbani); quinto, la lotta alla criminalità organizzata (e non) con nuovi dispositivi (l’Agenzia per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) per aggredire i patrimoni mafiosi e reinvestirli nella lotta alle mafie; sesto, la riforma degli incentivi all’investimento, «i cui strumenti vanno razionalizzati, semplificati, e automatizzati»; settimo, la Banca del Mezzogiorno «per aumentare l’offerta di credito e avvicinarla al territorio»; ottavo, la formazione della Pubblica amministrazione meridionale «da allineare a quella nazionale».
La grande mole di risorse messe finora a disposizione del Sud, ha detto Fitto, «spesso si è rivelata superiore alla capacità effettiva di spesa delle amministrazioni. Basta con i finanziamenti a pioggia che alimentano anche clientelismo e criminalità. Il permanere del divario Nord e Sud non è giustificato dall’insufficienza delle risorse ma soprattutto dalla limitata capacità di spenderle presto e bene. Gli investimenti si sono dispersi in mille rivoli. È indispensabile responsabilizzare i governi regionali e locali e le amministrazioni centrali e introdurre vincoli che prevedano sanzioni, in linea con i principi del federalismo fiscale. Il Sud non è ancora “sistema”, soffre ancora di un esasperato localismo che si traduce più in micro che in macro-opere. E in questo contesto si inserisce il ritorno al necessario per non continuare a pagare l’elettricità il 30% in più rispetto alla media europea».
Nell’agenda del Governo, ha riferito Fitto, accanto alla priorità del Sud, ci sono anche l’equilibrio dei conti pubblici, la ripresa («perché un’economia forte è la condizione di diritti più forti dei lavoratori») e un’azione quotidiana di sostegno all’economia reale e alle vertenze negli ambiti chiave del sistema produttivo.
«Dobbiamo concentrarci sulla crescita e sull’aumento della produttività – ha concluso – per competere nell’economia globale e conquistare nuovi spazi nei mercati lontani della Cina, dell’India, del Brasile. Entro fine anno presenteremo all’Unione europea il Piano nazionale di riforma (National Reform Plan, NPR) nell’ambito della “Strategia 2020”, che ha l’obiettivo di riportare l’Europa ai vertici della competitività mondiale».