Di seguito la posizione dell’Associazione Asterisco in merito al redigendo Piano Urbanistico Generale di Martina Franca. Il documento è stato protocollato al Comune di Martina Franca, affinchè sia da contributo alla discussione aperta sull’argomento.
Sento il dovere, in rappresentanza dell’Associazione Asterisco di Martina Franca, di manifestare alcune considerazioni sull’attuale scenario del redigendo Piano Urbanistico Generale del Comune di Martina Franca.
Questo intervento si inquadra in una logica di supporto/riflessione alle scelte tecnico-strategiche che vanno configurandosi ed aventi una valenza determinante per il possibile “futuro sviluppo” del nostro territorio e delle sue dinamiche socio-economiche.
Lungi dal rinvangare gli errori del passato sulla discutibile trentacinquennale applicazione delle previsioni pianificatorie più volte disattese e spesso incongruenti rispetto agli standard urbanistici precipui dei modelli di “sviluppo sostenibile”. In questa esposizione si vuole semplificare, per quanto possibile, la complessa e tecnicistica materia, anche perchè affrontata in altre sedi.
Si ritiene di dover esplicitare una serie di riflessioni aventi carattere più propriamente culturale, appartenenti allo spirito che ha sempre contraddistinto le iniziative dell’Associazione e, che sono fortemente ribaditi, come obiettivi nel suo statuto e di cui, alcuni, mi pregio di ricordare.
Essi sono la:
– Centralità della persona ed impegno sui diritti umani (libertà di lavorare, d’istruirsi, di curare la propria salute, di formare la propria cultura, di professare il proprio credo religioso, di organizzare la sicurezza, di difendere la pacifica coesistenza tra gli individui);
– Responsabilità per se stessi unitamente alla mutualità sociale come metodo contro l’emarginazione, ricercando, attraverso il rafforzamento delle personalità indivdiuali, una maggiore coesione sociale:
– Principio della democrazia come partecipazione attiva dei cittadini;
Dall’analisi dell’inquadramento tecnico-partecipato, si rileva un discutibile e superficiale approccio programmatico dello strumento, che manifesta disparate criticità, rilevabili dalla scarsa coerenza con quello previsto dal Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG) ed in particolare coi i suoi indirizzi, i suoi criteri ed i suoi orientamenti. Si ritiene, pertanto, insufficiente il livello di partecipazione del sistema delle conoscenze d’area vasta al fine di una visione condivisa del futuro del territorio. Si rammenta come i processi di coinvolgimento, vadano riconoscuti quali risorsa fondamentale per garantire il principio di sussidiarietà, trasparenza delle scelte ed efficienza generale del procedimento urbanistico.
Altrettanto dicasi circa la rispondenza ai criteri e agli obiettivi indicati nel Documento Preliminare Programmatico (D.P.P), approvato dal Consiglio Comunale.
Dall’analisi degli elaborati proposti (relazione e tavole) si rileva come sia il quadro conoscitivo che quello interpretativo della proposta progettuale non consentono di avere una chiara lettura della qualità paesaggistica, anche per la discutibile suddivisione utilizzata per le “invarianti delle unità di paesaggio” delle quali non se colgono gli elementi funzionali e descrittivi, necessari per una utile ed equilibrata rigenerazione territoriale.
Un rapporto equilibrato tra “unità di paesaggio”, pensato come valore urbanistico, deve anche prevedere “zone di transizione” tra una unità paesaggistica ed un‘altra all’interno delle quali valutare le molteplici interconnessioni (analisi dei differenti rapporti città-campagna, linee di desiderio degli spostamenti, carichi di urbanizzazione e vocazioni degli usi, valorizzazione dei contesti produttivi).
In realtà non si colgono quelle conoscenze basilari e sufficienti per poter individuare i punti di forza e di debolezza, le opportunità e le minacce; elementi necessari ad una visione strategia complessiva di rigenerazione efficace tali da poter sostenere un preciso rilancio abitativo e produttivo sia su scala urbana che sovraurbana.
Quello che deve pensarsi di potersi realizzare nel prossimo futuro, per ambire ad una città più vivibile e rispettosa della sua identità storico-culturale, deve proiettarsi verso il recupero e la valorizzazione dell’esistente in una visione di “espansione” non più intesa come consumo del suolo
(vedi piani plano-volumetrici), ma in una visione euristica del modello di preservazione ricercato come “cultura della tutela” per la “tutela dell’ambiente”.
Stiamo correndo il rischio, non so quanto calcolato, di mettere in campo uno strumento di dubbia coerenza con la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), che contrasta con le proposte di rigenerazione e sostenibilità e che appare inidoneo per sostenere processi di rinnovamento e trasformazione della città necessari ed improcrastinabili al fine di migliorare il benessere psico-fisico dei suoi abitanti e dei suoi ospiti.
La vera “ SVOLTA VERSO il futuro” non può essere una mera trasformazione fisica ed estetica del contesto urbano, come appare dall’impostazione del Piano, ad oggi costituito da uno sterile coacervo di informazioni. Serve ricercare ed approfondire la natura degli interventi di rilancio del territorio in una visione di riconoscibilità ambientale e con un “modello adattativo incrementale” capace di riappropriarsi delle vocazioni del nostro buon paesaggio, finalizzato a creare le condizioni perché la città possa crescere rigenerando se stessa, attraverso la valorizzazione delle proprie eccellenze ed una produttività diffusa, uniche opportunità di crescita economica e sociale.
Martina Franca, 03 Dicembre 2021
Ing. Giovanni CARRIERO