MARTINA FRANCA – Riportiamo di seguito la lettera inviata da Isabella Massafra, coordinatrice CGIL al Presidente della provincia di Taranto, al sindaco di Martina e agli assessori comunale e provinciale al lavoro, in merito alla questione concorsi al Comune di Martina.
La grave crisi economica, che tormenta con i suoi effetti devastanti strati consistenti della popolazione, ampliando a dismisura il numero dei senza lavoro, richiede un impegno straordinario di tutti coloro che hanno la responsabilità di governo della cosa pubblica.
E’ un diritto il lavoro e come tale è stato riconosciuto dalla Carta Costituzionale e pertanto va promosso, curato, facilitato.
Le Istituzioni sono chiamate a programmare politiche attive per il lavoro,connesse ad uno sviluppo economico sociale e culturale del territorio, che le renda operative ed efficaci.
Ogni crisi ha dentro di sé fattori di cambiamento che devono essere utilizzati per superare le contraddizioni del vecchio modello di sviluppo ed avviare una profonda e generale innovazione sia per gli obiettivi relativi allo sviluppo economico sia per la ridefinizione di una società che trovi nei principi di giustizia e di uguaglianza il segno vero del rinnovamento e della rinascita.
Questo bisogno di cambiamento si va diffondendo e consolidando in strati sempre più ampi della nostra società e determina un sentimento di profonda insofferenza verso un uso improprio del potere che genera ingiustizia, discriminazione e diversità di trattamento dei cittadini, che dovrebbero godere tutti gli stessi diritti.
Il concorso bandito dal Comune di Martina Franca per l’assunzione a tempo indeterminato di 18 unità, mediante le procedure previste dall’art. ex16 della legge 56/87, pertanto, collocandosi in un contesto fortemente segnato da una crisi occupazionale, ha destato interesse e attenzione, ma anche disorientamento per gli eventi che lo hanno caratterizzato nel corso del suo svolgimento.
Non è un caso che le procedure avviate nell’agosto del 2009 siano ancora in essere.
Allego alla presente lettera una cronistoria del concorso, con l’intento di renderne,il più chiaro possibile, l’accidentato percorso.
Poiché il concorso, da qualunque punto lo si osservi genera gravissimi dubbi e forti perplessità sia per le modalità di indizione da parte del Comune, sia per la gestione del Bando per l’avviamento a selezione da parte del Centro territoriale per l’impiego, ritengo che i due livelli istituzionali nei loro più alti rappresentanti, il Sindaco e il Presidente della Provincia debbano intervenire per riportarlo nell’alveo della legalità, unico modo per rendere legittimo il diritto al lavoro di chiunque.
La partecipazione alla selezione di 561 partecipanti, nonostante l’opera di dissuasione messa in atto da alcuni dipendenti del CTI, mostra l’elevata aspettativa affidata a questa opportunità di lavoro stabile e duraturo, ancorché collocato nelle fasce a più basso contenuto professionale.
Con la pubblicazione delle graduatorie sono risultati evidenti gli effetti negativi delle irregolarità nell’impostazione del bando e nella gestione dello stesso: su 561 partecipanti, sono risultati idonei solo 50 candidati, perché tutti gli altri sono risultati non in possesso dei requisiti richiesti.
Un esito paradossale se si tiene conto che i profili professionali messi a concorso richiedono, secondo il regolamento comunale, il possesso dell’obbligo scolastico.
Pertanto non è arbitrario rilevare che i requisiti siano stati introdotti proprio per permettere una forte scrematura dei candidati.
Così come si è chiarita l’incomprensibile alterazione operata dal Comune e inserita nel bando della denominazione delle qualifiche: “tecnico della catalogazione informatica” al posto di “esecutore amministrativo”, “manutentore del verde ornamentale” al posto di “giardiniere”, che ha fortemente condizionato la selezione ed ha introdotto discriminazioni intollerabili tra concorrenti che hanno prodotto sia titoli di studio sia esperienze lavorative in sintonia con le caratteristiche dei profili professionali richiesti, ma che sono stati esclusi solo perché il titolo del corso di studi o la denuncia al CTI dell’avvio al lavoro avevano una denominazione diversa da quella indicata dal Comune e dal bando. E’ accaduto, purtroppo, che molti dei candidati risultati idonei hanno prodotto un attestato i cui titoli sono risultati identici a quelli richiesti dal Comune e cioè “Manutentore del verde monumentale”, “Accompagnatore/trice di scuola bus”, “Tecnico della catalogazione informatica”.
Malauguratamente, però, questi attestati sono risultati falsi, poiché, contrariamente a quanto dichiarano, non sono stati rilasciati ai sensi dell’art. 14 della legge 845/78.
E come se il tutto non avesse già assunto i contorni di un grande pasticcio, i responsabili del CTI nella determinazione delle graduatorie hanno ritenuto possibile introdurre una personale interpretazione dei requisiti del bando, promuovendo alcuni concorrenti, che avevano esibito titoli diversi dalla qualifica richiesta, quali master o corsi di specializzazione, eliminandone altri, che invece avevano esibito titoli di qualifica rilasciati ai sensi dell’art. 14 della legge 845/78, così come il bando richiedeva.
Alla luce di queste brevi considerazioni si giustifica la presa di posizione sul concorso pubblico, indetto dal Comune di Martina Franca ai sensi dell’art.16 della legge 56/87, non soltanto della CGIL di Martina , ma anche della quasi totalità dell’opinione pubblica e di una parte delle forze politiche della città.
Per questi motivi, nell’interesse pubblico, si ritiene che sia necessario ed urgente verificare la legalità delle procedure adottate, il loro esito nella formulazione delle graduatorie oltre che la legalità degli attestati esibiti da un notevole numero di candidati considerati idonei e la legittimità dell’ esclusione dalle graduatorie anche di coloro che non hanno presentato ricorso.
In attesa di un sollecito intervento si inviano cordiali saluti.
Isabella Massafra
coordinatrice della CGIL Martina.