L’associazionismo cattolico chiede alla nuova Giunta regionale.. – Lo Stradone

L’associazionismo cattolico chiede alla nuova Giunta regionale..

Con le elezioni del 28 e 29 marzo sono stati confermati alla guida della Puglia il presidente uscente Nichi Vendola e la coalizione di centro-sinistra. La legislatura che si è conclusa ha visto l’approvazione in Consiglio regionale di 183 leggi, a fronte di 126 sedute. Il 27 aprile Vendola ha nominato 13 assessori (di cui 7 donne), confermandone 9. Ad alcuni rappresentanti dell’associazionismo cattolico il SIR ha chiesto quali aspettative nutrono per la prossima legislatura.

Formazione, innanzitutto. “Tra le sfide strategiche per la Puglia c’è il lavoro, per gli adulti espulsi dal percorso produttivo e per i giovani che non vi sono mai entrati”, dice Gianluca Budano, presidente regionale delle Acli. Tra le soluzioni, il sistema di formazione professionale, che “necessita di un percorso di riforma fondato sul fatto che la formazione è un diritto costituzionalmente garantito”, perciò le istituzioni “debbono promuoverla e quindi finanziarla”. È un “diritto dei cittadini non degli enti erogatori; ma un diritto che per essere soddisfatto deve essere erogato secondo un sano principio di sussidiarietà, da enti credibili, con una storia e un radicamento territoriale, che li faccia apparire e siano, nella sostanza, manifestazione di un servizio pubblico erogato da privati”. La legge sull’accreditamento è “una sfida per la prossima legislatura, non solo per gli enti erogatori, ma principalmente per i cittadini potenziali allievi dei corsi”, da mettere “al centro dei percorsi formativi, secondo modelli nuovi, che rivedano quelli passati senza spazzarli via in nome di pregiudizi pseudo-aziendalisti e/o pseudo-statalisti, spesso convergenti nel chiudere l’attuale esperienza di formazione professionale che tanti buoni frutti ha prodotto, molti provenienti dal mondo cattolico”.

Liberare il bene. “Con la precedente amministrazione c’è stato un ottimo livello di collaborazione”, come dimostrano “il percorso di preparazione alla Giornata nazionale della memoria e dell’impegno del 2008”, la “prima cooperativa operante su terreni confiscati” e il “primo progetto in Italia per la gestione di un bene in regime di sequestro e non di confisca”, dice don Raffaele Bruno, responsabile regionale dell’associazione “Libera”. Per il futuro, “Libera” vorrebbe “la stabilizzazione di certe esperienze educative” e “portare a regime” le attività per i beni confiscati. Chiede, inoltre, “una commissione regionale dell’antimafia sociale, che colga bisogni della realtà”. “Stiamo tentando di avviare – prosegue don Bruno – i primi tentativi di dialogo tra autori dei reati e vittime, in cui le comunità cristiane possono avere un ruolo fondamentale; su questo chiederemo una mano alla Regione”. Per i “beni confiscati chiederemo un’Agenzia regionale, perché la nazionale non ha ancora una sua configurazione”. Con la precedente amministrazione “abbiamo avviato il percorso ‘Libera il bene’ per il monitoraggio e la gestione di alcuni beni da avviare all’utilizzo sociale grazie a fondi regionali”. “L’ottimo contrasto giudiziario e repressivo non basta per estirpare la criminalità”. Siamo davanti “a processi già avviati di finanziarizzazione del crimine” con “i patrimoni dei criminali sempre più ingenti”. Non ci sono infiltrazioni, “ma la criminalità bussa in maniera significativa alle porte della pubblica amministrazione”. Attenzione meritano la proliferazione delle agenzie finanziarie e dei punti scommesse, il caporalato e l’usura.

Fisco e Consultori. “Ci preme la tutela della famiglia, così come costituzionalmente definita”, esordisce Lodovica Carli, presidente regionale del Forum delle associazioni familiari, “attraverso una declinazione delle politiche familiari nei campi che interessano la famiglia”. Occorre che “dei provvedimenti venga considerata la ricaduta in termini d’impatto familiare; perciò chiediamo un’Agenzia regionale per la famiglia – con la partecipazione delle associazioni familiari – che sostenga i Comuni pugliesi” che vogliono città a misura di famiglia. Ciò “a partire da fisco – penso, per esempio, alla Tarsu – e tariffe, da riconsiderare non solo in base al reddito, ma anche sul numero dei componenti la famiglia”. Occorrerà “vigilare perché il federalismo fiscale non penalizzi le famiglie”. “Per la tutela della vita umana nascente – prosegue – chiediamo particolare impegno per l’attuazione della parte della legge 194 dedicata alla prevenzione post-concezionale delle Ivg (interruzioni volontarie della gravidanza), soprattutto ora che l’introduzione della Ru486 rischia, per esiguità dei tempi a disposizione degli operatori, di determinare la completa ‘privatizzazione’ dell’aborto”. Quindi “chiediamo il rilancio e il sostegno dei Consultori familiari, l’avvio delle procedure di accreditamento di quelli privati no profit autorizzati e la revisione delle linee guida regionali sui Consultori”. Il Forum vorrebbe che “il processo abortivo innescato dalla Ru486 avvenga in regime di ricovero, la promozione del parto in anonimato e la rivalutazione delle misure regionali predisposte sulla prescrizione e la somministrazione della ‘pillola del giorno dopo’, in particolare alle adolescenti”.
agensir