– WASHINGTON – Lo scorso gennaio, alla domanda su quali libri avrebbe considerato essenziali se fosse stato eletto presidente, Barack Obama rispose indicando una biografia di Abraham Lincoln, scritta da Doris Kearn Goodwin, dal titolo Team of Rivals, squadra di rivali: «Parla della capacità di Lincoln di portare nel suo governo gli oppositori e chi si era candidato contro di lui. Si sentiva abbastanza sicuro da volere queste voci dissenzienti vicino. È quello che intendo fare da presidente». «Signed, sealed, delivered», potremmo dire citando la canzone di Stevie Wonder, colonna sonora della sua campagna. Potrebbe essere Hillary Clinton il prossimo segretario di Stato americano, l’ambasciatrice nel mondo dell’Amministrazione Obama. L’incarico le è stato offerto ieri pomeriggio dallo stesso presidente-eletto.
Circolata fra l’incredulità dei più nei giorni scorsi, la notizia è letteralmente deflagrata giovedì sera, quando due anonimi consiglieri di Obama l’hanno confermata alla Nbc e al Washington Post. L’ex first lady è volata a Chicago su richiesta del presidente eletto, il quale secondo altre due fonti anonime, citate dalla Cnn, le avrebbe chiesto se sia interessata a servire nel suo governo, alla guida della diplomazia. Nessuno, nel campo di Obama o in quello dei Clinton, ha voluto commentare l’ipotesi. Parlando ieri ad Albany, Hillary ha messo le mani avanti: «Non sono qui per speculare o discutere su nulla che riguardi l’Amministrazione del presidente eletto». Fonti democratiche hanno assicurato al Corriere che la Clinton è in pole position per il Dipartimento di Stato, accanto alla candidatura di Bill Richardson, governatore del New Messico, che Obama ha incontrato ieri dopo aver visto Hillary.
A spingere nella direzione della ex first lady, il futuro vicepresidente Joe Biden. Biden avrebbe serie perplessità su John Kerry, il senatore del Massachusetts e candidato alla presidenza nel 2004, che finora è stato considerato in cima alla lista dei papabili. Il posto di ministro degli Esteri per Kerry dovrebbe essere la ricompensa del suo appoggio a Obama, dato in gennaio quando la corsa alla nomination era ancora aperta e Hillary rimaneva favorita. Le fonti dicono anche, con una punta di malizia, che Kerry prima di appoggiare Obama si fosse offerto a Clinton, chiedendo in cambio la stessa promessa, ricevendone un rifiuto.
Sia come sia, Joe Biden emerge come il consigliere decisivo e più ascoltato da Obama in politica estera. Ed è questo che potrebbe far pendere la bilancia in favore dell’ex first lady, che Biden, suo collega al Senato, ha in grande stima. In una delle sue recente gaffe, gli scappò di dire che «Hillary sarebbe stata una candidata alla vicepresidenza migliore di me». Più importante sarebbe il messaggio di forza e di unità che Obama manderebbe all’America e al mondo, scegliendo l’antica rivale, la regina che ha spodestato, come suo ministro degli Esteri. Dopo i veleni delle primarie, «segnalerebbe la sua serietà, quando parla di superare le divisioni », spiega il politologo Paul Light della New York University.
Paolo Valentino
Fonte: Corriere della Sera