Tutte le nazioni al mondo stanno lottando e noi siamo tutti in trincea. Probabilmente solo ora ci rendiamo conto di quanto l’emergenza Covid-19 abbia cambiato il nostro modo di vivere.
“Upward chiama il mondo risponde” si chiama cosi l’iniziativa che ha permesso una vera e propria riunione da tutto il mondo.
La Upward room è diventata una “piazza”, in cui si sono incontrati amici da ogni angolo del Globo. Si è viaggiato in America (grazie a Marcello, Andrea e Alessandra), poi in Australia (con Margherita), in Irlanda (con Nunzio), in Francia (con Stefania), in Spagna (con Rezi e Cristian), in Germania (grazie a Vanni e Roberta) e poi in Inghilterra (con Giovanni).
L’idea è nata da Claudia Greco dell’Associazione Upward che spiega: “Mi piace ascoltare la gente che ha cose da dire, quest’esperienza mi ha arricchita perché quando usciamo dal nostro raggio di azione possiamo viaggiare anche solo con i racconti.” E’ cosi oltre 50 ragazzi si sono incontrati, confrontati, divertiti (per quel che questo momento permette).
Quello di sabato scorso è stato un incontro “pieno”, pieno di buoni sentimenti, pieno di buone riflessioni e considerazioni. E’ stato un incontro tra persone che si trovano in un “tempo sospeso”, che hanno avuto modo di razionalizzare e pensare a quello che sta accadendo, pur rimanendo speranzosi per quello che sarà il futuro. La pandemia globale ci sta abituando ad una forma di quotidianità completamente diversa da quella che ha caratterizzato le nostre giornate fino alla metà dello scorso febbraio.
I nostri connazionali, sparsi per il Mondo hanno raccontato di come hanno percepito, prima degli altri, il pericolo di questa emergenza sanitaria.
Chi ha potuto ha chiesto, quasi subito, di poter lavorare da casa. Tale scelta di buon senso, legata all’amor proprio e al rispetto del prossimo, in un primo momento apparsa esagerata, si è rivelata la scelta più giusta.
L’Italia, all’Estero (quasi ovunque) è stata etichettata in un primo momento come “untrice”, incapace di gestire l’emergenza. Quando l’epidemia ha iniziato a diffondersi nel resto del Mondo, il Bel Paese è diventato il principale esempio da seguire per affrontare la pandemia.
Molti Paesi, sottovalutando la condizione sanitaria, hanno tardato ad annullare e/o rinviare eventi importanti che comportavano grandi assembramenti di popolazione, destando preoccupazione in chi, grazie alle notizie dall’Italia, aveva una visione più chiara dell’enormità del problema. L’Irlanda non ha rinunciato alle parate della festa di San Patrizio ed alla partita delle Sei Nazioni Irlanda-Italia, la Spagna nella città di Valencia ha dato il via ai festeggiamenti de “Las Fallas” iniziati ed annullati in itinere.
L’annullamento dei grandi eventi, in Italia come nel mondo, ha creato un forte shock ed ha creato più consapevolezza sulla alla gravità del problema
Ogni realtà, con le proprie particolarità e convinzioni, ha dovuto modificare le proprie abitudini in maniera repentina oltre ogni supposizione. Andrea ha raccontato che in America le città caratterizzate da un “Gangster approach” si sono via via trasformate “Zombie Town”. L’Australia di Margherita ha costretto al rimpatrio tanti nostri connazionali che vivevano lì per studio o per lavoro, lasciandoli orfani dei loro sogni e squattrinati, dato i costi eccessivi dei biglietti di ritorno. La Germania descritta da Roberta ha avuto un approccio più “leggero”, Lipsia sta vivendo il momento come una “semplice” riduzione del ritmo lavorativo, come se la città fosse in vacanza. Marcello, da New York, ha sottolineato l’importanza del contributo iniziale che ha dato l’Italia esprimendo, però la sua preoccupazione sulla velocità della reazione politica italiana in merito agli aspetti economici del paese.
Il tempo è stato poco, soprattutto rispetto all’entusiasmo dimostrato, che comunque hanno permesso di riflettere anche su alcuni aspetti più esilaranti. Chi l’avrebbe mai detto che mentre in Italia sono tutti in cerca di lievito per fare il pane in casa, in Australia e America il bene più ricercato fosse la carta igienica!
L’evento si è concluso con i racconti di preoccupazioni ma anche speranze: Alessandra, da San Francisco, si preoccupa del modo in cui questa situazione influenzerà il nostro agire futuro. Da Parigi, Stefania sottolinea l’importanza di un’Europa che sia realmente unita ed in grado di affrontare in maniera condivisa questa sfida così importante.
Si sono dette tante cose, ci sono stati tanti spunti di riflessione e input da approfondire.
Alla fine del lockdown due sono le cose che faremo: andremo nel nostro ristorante preferito e abbracceremo i nostri cari come mai abbiamo fatto prima.
“La voglia di umanità, la voglia di contatto fisico, la voglia di andare avanti si è sentita forte nonostante le distanze e nonostante lo schermo di un dispositivo elettronico. Gli occhi e le vibrazioni sonore parlano sempre” conclude commentando cosi Claudia un evento interessante quanto singolare.
È proprio il caso di dirlo, “Tutto il Mondo è paese”.