WASHINGTON – Non appena insediato alla Casa Bianca, Barack Obama è pronto ad abolire o modificare almeno 200 decreti esecutivi o regolamenti amministrativi, varati dal governo di George Bush. Si tratta di provvedimenti dai forti connotati ideologici e «politicamente divisivi», con cui l’attuale amministrazione aveva sposato tutte le istanze della destra più conservatrice e di quella religiosa.
Nel mirino sono fra gli altri il limite ai fondi federali per la ricerca sulle cellule staminali, le normative sulle emissioni di diossido di carbonio e su questioni sociali come l’aborto, alcune regole molto restrittive sull’immigrazione. La lista potrebbe allungarsi, se nel periodo ancora in carica George Bush dovesse approvare, come sembra tentato di fare, una sfilza di ordini esecutivi dell’ultima ora, nella speranza di irrobustire la sua legacy ideologica. Lanciata dal Washington Post, la notizia è stata confermata nelle sue linee generali da John Podesta, capo della squadra di Obama che prepara il passaggio dei poteri. Intervistato dalla Cnn, Podesta ha spiegato che il transition team ha già avviato un esame approfondito di tutti gli ordini esecutivi dell’amministrazione Bush, per consentire al nuovo presidente «di decidere quali vanno confermati, quali abrogati e quali modificati». Podesta non è voluto entrare nel merito, rifiutandosi di «anticipare decisioni non ancora prese». Ma ha aggiunto: «Che si tratti di trasformazione dell’energia, di migliorare la sanità o delle cellule staminali, stiamo guardando in ogni agenzia governativa per vedere come possiamo subito compiere dei passi in avanti».
L’enorme lavoro di revisione sta impegnando da mesi – «da agosto», ha precisato Podesta – una cinquantina di esperti. L’idea è identificare le aree, dove sia possibile per il nuovo presidente agire immediatamente, senza dover passare per il Congresso, dando così il senso forte di una svolta. Anche perché, come ha spiegato al Post la rappresentante democratica del Colorado, Diana DeGette, molte azioni di Bush non sono mai state inserite in una legge da mandare alle Camere: «Obama potrebbe quindi semplicemente abolirle con un ordine esecutivo».
Il presidente-eletto è comunque molto attento a non inimicarsi anzitempo il Parlamento. «Prima di prendere qualunque decisione – ha spiegato ieri una portavoce di Obama, Stephanie Cutter – si consulterà con i leader congressuali di entrambi gli schieramenti, così come con i gruppi interessati. Ogni decisione verrà discussa con i suoi ministri, nessuno dei quali è stato ancora scelto». Anche se la priorità numero uno del futuro presidente rimane la risoluzione della crisi finanziaria e il rilancio dell’economia, Obama è quindi determinato a fare la differenza su temi più vasti. A cominciare dai cambiamenti climatici, dove fra l’altro ha promesso di rovesciare il divieto, imposto in dicembre da Bush alla California, di regolare in modo autonomo le emissioni di CO2 dalle automobili, tagliandole del 30% tra il 2009 e il 2016.
Paolo Valentino
Fonte: Corriere della Sera