Premio Menichella, la relazione del Prof. Lenoci – Lo Stradone

Premio Menichella, la relazione del Prof. Lenoci

Riportiamo di seguito integralmente la relazione del Prof. Franco Lenoci, in occasione della cerimonia di assegnazione del Premio Donato Menichella 2010, organizzato a Roma dalla Fondazione Nuove Proposte Culturali lo scorso 29 marzo 2010, presso la Sede dell’ABI.

Giovanni De Censi ha legato la sua vita a quella del Credito Valtellinese nel 1957, all’età di 19 anni.
Ne è stato Vicedirettore generale dal 1975, Direttore generale dal 1981, Amministratore delegato dal 1996. Dal 2003 ne è Presidente.
Mi permetto di sottolineare che indossa la maglietta del Credito Valtellinese da 53 anni. Perché lo faccio?…..Perché è necessario al fine di comprendere il discorso pronunciato il 12 luglio 2008 a Sondrio.
Seduti davanti a me c’erano il dottor Vincenzo Desario e la dottoressa Anna Maria Tarantola. Ascoltammo i brillanti relatori e, quindi, il Presidente De Censi.
Che si commosse.
Vi leggo il finale del suo discorso: «Anche se questo centenario viene a cadere in un momento di particolare turbolenza dei mercati e di crisi di fiducia dei risparmiatori, il Credito Valtellinese, grazie all’energia che gli deriva dalle sue radici e dalla coerenza dell’agire nonché dai risultati raggiunti in questi 100 anni, può contare su una base sociale e su una clientela fortemente a sé legate, con le quali mantiene un rapporto di apertura e dialogo. Questo è continuare a fare la Banca del territorio».
Sette parole chiave – un punto fermo – per una Banca e per un Gruppo Bancario: radici, coerenza, soci, clienti, azione, dialogo, territorio. . . .che riassumerei, prendendo una licenza poetica, nell’acronimo TRA:
Territorio-Radici-Ali.
«Per questo», ha concluso il Presidente De Censi, «speriamo che, anche nella celebrazione del secondo Centenario del Credito Valtellinese, che proprio oggi inizia, si potrà dire “in 200 anni abbiamo cambiato molto, senza cambiare mai”».
Se è vero che Giovanni De Censi indossa la maglietta del Credito Valtellinese….da sempre, è altrettanto vero, continuando l’opera di vestizione, che in testa ha il berretto dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane, di cui è Presidente dal 1995.
Ovviamente, ricopre anche altre cariche – prestigiose, importanti e di grande responsabilità – ma, sento di poter dire che si tratta di preziose spille poste sulla maglietta e sul berretto.
Contravvenendo alle norme sulla privacy, mi permetto di rivelare che, quando ha chiesto al sottoscritto e al Presidente Greco perché avessimo deciso di premiarlo con la medaglia d’oro associata al nome di Donato Menichella, siamo stati volutamente vaghi ….e ci è venuto in mente un pensiero di don Tonino Bello: «La modestia, l’umiltà e la purezza sono frutti di tutte le stagioni della storia».
In estrema sintesi, svelerò adesso le motivazioni del riconoscimento, preannunciando che sono legate, soprattutto, a ciò che batte sotto quella maglietta e quel berretto.
Giovanni De Censi è convinto sostenitore del capitale intellettuale (nelle sue componenti di capitale umano, capitale strutturale e capitale relazionale), come testimonia il seguente passo (estratto dal discorso sopra citato):
«Il capitale umano è la “risorsa invisibile”, così come è fondamentale la personalizzazione del servizio, ad ogni livello, da intendersi come capacità di ascolto, attenzione alla relazione con il cliente e al continuo miglioramento delle prestazioni, in un’ottica di lealtà e trasparenza.
La capacità di saper ascoltare e farsi ascoltare nasce dal rapporto di reciproca fiducia instaurato negli anni con la comunità locale e da un’attenzione particolare al sostegno e allo sviluppo del tessuto economico e sociale».
Il monito del Cardinal Tettamanzi: «La trasparenza va intesa come la scelta volontaria, consapevole e dichiarata di volersi far giudicare dall’intera comunità civile circa la coerenza dei propri comportamenti sostanziali rispetto al sistema di principi e di regole che si è scelto di porre a base del proprio operare» (Cfr. “Orientamenti morali nell’operare del credito e nella finanza”, Associazione per lo sviluppo degli Studi di Banca e Borsa, 2003, pag. 25) vale per taluni….forse tanti….operatori del credito e della finanza, ma non ha valenza alcuna per Giovanni De Censi.
Da sempre, si vuol dire molto prima dell’avvento della MiFID, per Giovanni De Censi la trasparenza è stata . . . . è come il sole e l’energia elettrica. Che cos’è il sole? . . . .il disinfettante più efficace. Che cos’è l’energia elettrica? . . . . il poliziotto più efficiente.
Il monito di Francesco Cesarini: «Le ragioni dell’etica vanno sempre anteposte a quelle del conseguimento degli obiettivi di budget e di ROE attraenti per gli investitori» (Cfr. op. cit., pag. 15) vale per tanti….forse troppi….operatori del credito e della finanza, ma non ha valenza alcuna per Giovanni De Censi.
Nell’intervista rilasciata il 14 marzo 2010 a Il Sole 24 Ore, il Presidente De Censi ha dichiarato:
«Il Credito Valtellinese esiste da più di 100 anni e…. ha sempre pagato il dividendo e…. non è mai venuto meno al sostegno dell’economia. Nel 2009, in piena crisi, gli impieghi del Credito Valtellinese sono aumentati del 10%. Svolgendo questo ruolo guadagneremo un po’ di meno per qualche tempo, ma fare banca per noi significa produrre beni economici e beni sociali».
Un secondo punto fermo.
«Quando un’azienda produce profitto significa che i fattori produttivi sono stati adeguatamente impiegati ed i corrispettivi bisogni umani debitamente soddisfatti. Tuttavia, il profitto non è l’unico indice delle condizioni dell’azienda. È possibile che i conti economici siano in ordine ed insieme che gli uomini . . . . siano umiliati e offesi nella loro dignità. Scopo dell’impresa non è semplicemente la produzione del profitto, bensì l’esistenza stessa dell’impresa come comunità di uomini che, in diverso modo, perseguono il soddisfacimento dei loro fondamentali bisogni e costituiscono un particolare gruppo al servizio dell’intera società».
Avrei tanto voluto scriverla io la considerazione che ho appena letto; penso che anche Giovanni De Censi avrebbe voluto farlo. E invece, l’ho presa in prestito, la prendiamo in prestito, da un grande polacco: Papa Giovanni Paolo II (Cfr. Centesimus annus).
Su Il Messaggero del 28 febbraio 2010, il Presidente De Censi ha rivelato che le 102 banche cooperative italiane hanno raggiunto 1.300.000 soci e 9 milioni di clienti. E ha pronunciato parole di grande saggezza e lungimiranza:
«Le banche cooperative sono operatori che vivono a fianco degli altri operatori. Un po’ come i pesci, è ovvio che, se s’inquina l’acqua, ci inquiniamo anche noi. Ma se noi continuiamo a finanziare i piccoli e medi imprenditori, gli artigiani … riusciamo a crescere in maniera sana e aiutiamo a crescere tutta l’economia».
Giovanni De Censi ha menzionato la parola “crisi”.
Al riguardo, in ossequio alla finalità del Premio Donato Menichella – che non vuole essere solo un momento celebrativo, ma anche propositivo – non posso non osservare che i rimedi elaborati in sede tecnica da parte dei Governi e delle Banche Centrali sono stati utili e necessari per mitigare gli effetti della crisi, ma non sufficienti.
Perché dico questo?….Perché la crisi che stiamo vivendo: è una crisi che, anche se ha preso le mosse dal sistema finanziario, non è solo finanziaria; è una crisi che, anche se sta manifestando i suoi effetti più preoccupanti nell’ambito economico, non è solo economica; è una crisi anche etica, sociale e culturale.
Ciò premesso, sono più che convinto che per sradicare la crisi l’Italia (e non solo) deve seguire una rotta che – in conformità al principio di sussidiarietà – metta al primo posto la persona, il suo lavoro, la sua libertà di associarsi, la sua voglia di sviluppo.
Credo che il Presidente De Censi non abbia la benché minima esitazione nel sottoscrivere l’appello (per tutti, Centesimus annus e Caritas in veritate) a favore del principio di sussidiarietà.
Sempre nell’intervista a Il Messaggero, il Presidente dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane afferma:
«Non ci siamo mai discostati dai principi sanciti da coloro che nella Germania dell’800 fondarono la prima banca popolare: rispettare la centralità della persona umana».
Ebbene, è cosa buona e giusta, come certificato da un’enciclica molto cara a Giovanni De Censi: Centesimus annus.
È altrettanto buona e giusta l’affermazione di Giovanni De Censi, contenuta nella sua prefazione a un meraviglioso volume sponsorizzato dal Credito Valtellinese “Il Potere e la Grazia – i Santi Patroni d’Europa”:
«Provare nostalgia della santità e vivere il bene comune sono i due poli caratterizzanti che siamo chiamati a realizzare ogni giorno, con fiducia e speranza».
In buona sostanza, è quanto afferma un prossimo Santo, don Tonino Bello: «Non ci si può più limitare ad enunciare la speranza, ma occorre viverla e testimoniarla».
Concludo, citando l’apprezzamento che un altro grande pugliese, un grande Governatore della Banca d’Italia, Donato Menichella, espresse, oltre mezzo secolo fa, a piccole istituzioni creditizie sollecite nel sostenere le attività locali, ricordato quattro anni fa in questa meravigliosa sala della Clemenza da Mario Sarcinelli, che non mi stancherò mai di ripetere:
«Se saprete scegliere….con amore e con avveduta intelligenza….se saprete congiungere queste due finalità – prosperità economica ed elevazione sociale – così com’è nel vostro dovere, voi avrete certamente interpretato fedelmente le visioni che ci guidano e avrete servito non solo l’interesse vostro ma anche l’interesse dell’intero Paese».
Il Credito Valtellinese non è più “piccolo”, nell’accezione classica del termine . . . . è cresciuto . . . . è venuto su bene, attuando il citato auspicio di Donato Menichella, sotto la guida illuminata di uomini come il Presidente Giovanni De Censi.
È tutto ciò che giustifica l’assegnazione della medaglia d’oro di Nuove Proposte, nel ricordo di Donato Menichella, a Giovanni De Censi.

Francesco Lenoci