Pubblicate le poesie inedite di Nazhim Kalim Dakota Abshu, curate da Pierfranco Bruni, dedicate alla croce dal titolo: “La Croce”. Il volumetto, in veste pregiate, esce proprio in occasione della Settimana Santa nella collana, fuori commercio, del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, con il coordinamento editoriale di Micol Bruni e il coordinamento scientifico sui testi di Marilena Cavallo.
Il testo porta la presentazione di Roberto Burano, Cavaliere del Santo Sepolcro, e la postfazione di Baldassarre Cimmarrusti, Cavaliere di Gran Croce del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il percorso critico, in una analisi letteraria a mosaico, è, appunto, di Pierfranco Bruni che studia da anni l’opera di Nazhim Kalim Dakota Abshu.
La plaquette raccoglie 12 poesie nel testo, una tredicesima è posta nella quarta di copertina, il cui cammino è un intreccio tra il senso del mistero e la fede nella Croce. Una fede che si fa rivelazione costante dentro la ricerca di un orizzonte che è fatto di una Passione travolgente rivolta ai piedi di Cristo. Il suo dialogare con il Cristo in Croce è una lenta contemplazione intrecciata da un lirismo costante e da una punteggiatura misurata che si struttura sull’incontro tra lingua, suono e ritmo.
Sono tredici poesie scritte in italiano perché Nazhim Kalim Dakota Abshu conosceva bene la lingua italiana e il “poemetto” sulla Croce lo dimostra ampiamente. Si tratta di un poemetto il cui filo conduttore è la devozione di un poeta che si è accostato al cristianesimo con molta umiltà.
Un poeta di origini tunisine che ha intrecciato un modello culturale proveniente da una scuola musulmana ben radicata nella tradizione dei sufi e dei dervisci danzanti (o rontanti). Pierfranco Bruni con lo studio su Abshu continua nelle sue ricerche sulle culture poetiche del Mediterraneo definendo dei percorsi e degli incontri in una visione in cui il Mediterraneo è incontro e confronto anche di poeti e di poetiche, di modelli etnici e confronti antropologici..
Il mistico che abbraccia il pensiero dei sufi e la fede cristiana è dentro il poeta. La sua parola sembra un teatro di emozioni e di suggestioni oniriche recitate da un profeta. Nazhim Kalim Dakota Abshu è nato a Tunisi nel 1900 da una famiglia di commercianti che praticava il mestiere di tessitori di tappeti.
Della sua vita si sa molto poco. Vissuto, con ogni probabilità, per i primi venti anni a Tunisi. Si è formato alla scuola dei sufi, ma è stato un autodidatta ed è stato un grande lettore di testi cristiani occidentali e indiani. Ha studiato con attenzione la storia degli indiani d’America approfondendo il rapporto tra Occidente ed Oriente.
Molta della sua produzione è andata smarrita. All’età di trent’anni è in Francia, poi in Italia e nuovamente a Tunisi. Lascia definitivamente la Tunisia intorno agli anni Quaranta e si stabilisce prima a Istanbul e successivamente a Nizza. È morto, improvvisamente, la notte di Natale del 1955.
Ha approfondito gli studi sulla cultura sciamana ma la sua vera passione è rimasta sempre la poesia ed è stato sempre convinto che il vero poeta deve essere anche uno sciamano e che la poesia è una grazia.