Il Martina ci crede. Dopo la vittoria bella ed importante ottenuta con il Mesagne 1929 e dopo i tre punti conquistati d’ufficio contro il Muro che si è ritirato dal campionato, i biancazzurri guardano con fiducia al prossimo impegno, quello interno, si fa per dire, contro il Novoli che, non più di una settimana fa, si è sbarazzato del Racale attuale capolista del girone B di Promozione, vittoriosa a sua volta in pieno recupero (forse in maniera immeritata) nell’ultimo match interno contro un sempre più sorprendente Maruggio. Il Martina è a un passo dal raggiungere la seconda posizione, ma non perde di vista quel primo posto che vorrebbe dire salto diretto in Eccellenza. La squadra sta bene, il morale e alto, c’è grande voglia di dimostrare tutta la propria forza sul campo. Tangibile è l’entusiasmo che circonda la squadra, forte è l’unitarietà di intenti che accomuna un progetto ambizioso, un progetto condiviso dall’intera città, vista come una grande famiglia. Frutto di passione e di tanto impegno volto a ridare dignità al pallone, il lavoro svolto dall’intero entourage biancazzurro: ad iniziare dal presidente Donato A. Muschio Schiavone, il vicepresidente Notaristefani, il presidente onorario Domenico Nardelli, l’amministratore Nino Petrosino passando per i soci Giancarlo Calabretto, Nicola Basta, Antonio Ancona, Antonio Massacri, Vito Colonna, Antonio Scialpi, Francesco Scialpi, Vito Trani, per non parlare dei tantissimi sponsor che hanno sposato la causa biancazzurra con l’obiettivo di risollevare le sorti di un calcio svilito e violentato dalle recenti vicissitudini. Si vuole tornare a calcare platee prestigiose, a vivere gli scenari che appartengono ad una piazza come Martina. Intanto, però, la realtà parla di un campionato di Promozione, di un campionato insidioso e non facile da vincere e il Martina conserva grande rispetto per tutte le squadre con cui si sta confrontando. Perché ogni campionato ha la sua dignità e ogni squadra ha la sua storia. Ripartire con umiltà è la strada giusta per ritornare grandi, anche se ci vorrà un po’ di tempo. Questa società lo sa bene, ma sa anche che il calcio è un bene collettivo, di tutti, un bene della città, un patrimonio da preservare.
Sandro Corbascio