“Immaginare al Sud una manodopera giustamente retribuita, con la completa applicazione del contratto nazionale lavoro del tessile e dell’abbigliamento, senza sottopagare i lavoratori con contratti ‘pirata’ e senza sfruttare la filiera non solo non è utopia ma, in aziende affermate come la Tagliatore, una realtà importante e solida”: ha detto stamane Sonia Paoloni, segretaria nazionale della Filctem Cgil, commentando alcuni dati apparsi nei quotidiani.
“Ma non solo – ha continuato la sindacalista della Cgil -, questi dati certificano che l’idea di politica industriale avanzata è quella che punta sul know how sartoriale, che proprio nel meridione, ha una tradizione radicata che, contrariamente a quanto diffuso, non deve andare nella direzione di una manodopera a basso costo per concorrere con i mercati asiatici. Queste aziende testimoniano che ciò è possibile tanto da realizzare anche un’avanzata contrattazione di 2° livello”.
A queste parole si sono aggiunte quelle del segretario generale della Filctem Cgil di Taranto, Giordano Fumarola, che ha fatto notare: “Il gruppo Lerario (a cui appartiene il marchio Tagliatore, ndr) ha saputo cavalcare il cambiamento che il mondo del tessile e dell’abbigliamento ha dovuto affrontare nel corso di questi anni, puntando su qualità, innovazione, sviluppo tecnologico e soprattutto sulla valorizzazione delle maestranze”.
“Una realtà questa – ha proseguito il segretario Fumarola – che non solo ha affrontato in maniera virtuosa le crisi, di settore prima ed economica poi, ma ha diversificato il modo di interpretare la produzione di capi, con tessuti prodotti nel territorio, e ha saputo emergere diventando punto di riferimento”.
“Un esempio questo – ha concluso Fumarola – di un’azienda che ad oggi conta più di 200 dipendenti con tutte le tutele contrattuali garantite. Segno evidente, che un sistema tessile che punti all’eccellenza può svilupparsi anche nelle zone del sud Italia, territorio spesso afflitto da lavoro nero e sfruttamento”.