Sulle tracce degli antichi Padri Carmelitani, l’Arciconfraternita del Carmine, guidata dal priore Giacinto Argese, riprende un percorso devozionale ispirato ad uno dei più antichi privilegi insiti nella natura stessa del culto carmelitano: la visita ai Sepolcri, luoghi della reposizione solenne delle Sacre Specie eucaristiche.
L’affascinante storia del sodalizio martinese, sorto nel 1713, ci parla dell’esercizio del culto in stretta relazione con l’Arciconfraternita dello Scapolare in Roma. Ma fu nel 1797 che l’autorità ecclesiastica regolamentò, in modo preciso, le modalità di partecipazione al Giovedi Santo per quanti si riconoscevano nel Mater Decor Cameli: vestendo il tipico sacco col bordone ed il cappello bianco guarnito di fettuccia cafè, procederanno scalzi, in coppia, muovendo verso i Sepolcri all’ora esatta della Reposizione di Gesù Cristo.
L’Arciconfraternita del Carmine, con dieci coppie di confratelli che si sono mossi dalla chiesetta dell’Annunziata, ha recuperato questa antica tradizione osservando fedelmente le antiche disposizioni dell’Ordine.
Passando per la tradizione ed un profondo senso liturgico, il sodalizio ha voluto riaffermare i valori che sono alla base del culto mariano così faticosamente ottenuti nei primi anni di vita (come testimonia lo storico Don Giuseppe Grassi) e mantenutI attivI fino agli anni ‘60. Non solo tradizione, dunque, ma profondissimo senso religioso.