Scudo fiscale: i soldi ritrovati – Lo Stradone

Scudo fiscale: i soldi ritrovati

Dal punto di vista economico il 2010 dovrebbe rappresentare il passaggio da una crisi economica i cui effetti sono stati ridotti da interventi straordinari dei governi, soprattutto di tipo finanziario con iniezioni di liquidità, ad una ripresa lenta ma reale, ossia con una economia che comincia a camminare contando solo sulle proprie gambe. Per quanto riguarda l’Italia l’immissione di liquidità è avvenuta in modo limitato, dato il deficit pubblico e il governo ha preferito intervenire sugli ammortizzatori sociali, ma a livello globale, a cominciare dagli Stati Uniti, i soldi buttati nel sostegno delle banche sono stati considerevoli. Nel 2010 si dovrebbe passare dall’assistenza all’autonomia, come un ammalato che torna a casa propria dopo il ricovero e spera di riprendere le forze con la convalescenza.
Le cronache degli ultimi giorni del 2009 sono state caratterizzate da due serie di notizie di notevole importanza: la proroga dello scudo fiscale e la definizione quantitativa della sua portata e i dati Istat sulle famiglie italiane. Viene quindi da chiedersi se da queste notizie derivino indicazioni positive o meno sulla futura ripresa spontanea della nostra economia nel 2010.
Lo scudo fiscale è la possibilità concessa a chi ha portato all’estero capitali, investiti o meno anche in immobili, di sanare la sua posizione dal punto di vista giuridico avendo garantito l’anonimato ed eventualmente di riportare i capitali anche fisicamente in Italia pagando una “multa” del 5%. La proroga fino ad aprile – ultima a detta del ministro Tremonti – prevede un aumento della tassa al 6 e al 7%. Lo scudo fiscale ha evidenziato delle dinamiche oggettive di un certo interesse. Innanzitutto il gettito complessivo per il fisco si prevede sarà pari a 4-5 anni di attività della Guardia di Finanza contro l’evasione fiscale, ossia circa 7 miliardi di euro. Inoltre sono progressivamente aumentati coloro che hanno non solo usufruito dello scudo sul piano giuridico ma hanno anche fisicamente riportato i capitali in Italia provocando, quindi, un aumento del Pil. Secondo il ministro Tremonti, questo fatto testimonia una crescente fiducia nell’economia del nostro Paese e nella ripresa. Questo giudizio sembra avvalorato anche da un altro dato: dal 2001 ad oggi la percentuale di capitali rientrati è progressivamente aumentata. Il governo ha anche dichiarato che sta finendo l’era dei paradisi fiscali perché il G20 avrebbe dichiarato loro guerra e anche perché “il rendimento è minimo e il rischio è massimo”. Su questo punto è lecito avere molti dubbi, dato che nuovi Paesi si stanno attrezzando per candidarsi come centri finanziari off shore e non è evidente come concretamente il G20 stia combattendo la battaglia per la trasparenza finanziaria.
Questi soldi ritrovati serviranno a sostenere nel 2010 quella ripresa reale di cui si parlava sopra? Dal punto di vista economico, questo è il problema decisivo. Potrebbe essere invece che i denari così racimolati servano solo a contenere gli effetti negativi della crisi, obiettivo per nulla disprezzabile in sé ma certamente diverso. Sibillina la frase del sottosegretario Bonaiuti, secondo cui questi soldi “serviranno per la difesa dei posti di lavoro e per la creazione di nuovi”.
Contemporaneamente giungono i dati Istat su condizioni di vita e reddito delle famiglie italiane nel 2008. Risultano i dati storici della famiglia italiana: difficoltà ad arrivare a fine mese, a comperare vestiti necessari, a pagare le bollette. A dire il vero sono dati già vecchi in quanto riferiti al 2008, ma molti economisti ritengono che quelli del 2009 saranno ancora peggiori.
Spendere allora i soldi dello scudo in assistenza o per la ripresa? Questo è il dilemma cui il governo si trova davanti. Ma, secondo me, non è un vero dilemma. Si può benissimo finanziare con i soldi dello scudo un alleggerimento fiscale per le imprese e il mondo del lavoro e contemporaneamente fare dei passi in avanti verso il “quoziente familiare” che aiuterebbe le famiglie ma non in senso assistenzialistico, bensì sprigionando nuove energie che andrebbero anche a vantaggio del mercato interno con un aumento dei consumi. Non va dimenticato che l’aiuto alle famiglie va anche a vantaggio della lotta alla disoccupazione che pure si prevede in aumento nei prossimi mesi del nuovo anno.

agensir