Gli “incontri agostiniani”, organizzati dal parroco don Luigi Angelini presso il Santuario della Madonna della Sanità, hanno previsto quest’anno, oltre al già consolidato incontro con monsignor Giovanni Scanavino, la presenza dell’onorevole Savino Pezzotta.
Il tema e l’oggetto dell’incontro è stata “La città di Dio”, opera enciclopedica di Agostino, in 22 libri.
Come precisato da monsignor Scanavino, il contesto dell’opera è “il saccheggio di una Roma in declino morale, e distrutta dalla violenta irruzione dei Goti, guidati da Alarico nell’anno 410”. Agostino scrive “La città di Dio” per confutare coloro i quali additavano al cristianesimo la responsabilità della distruzione della città.
L’opera si divide in due parti. Nella prima compare un’analisi storico-filosofica molto approfondita dello stile morale della vita di Roma in quegli anni. Nella seconda è presente l’idea di un “popolo educante”, che propone la filosofia di Dio sul mondo.
Per questo l’opera è da considerarsi una summa che riguarda la vita delle persone in tutti i tempi: affinché il cristiano impari a sentire ciò che Dio dice nella storia, e a manifestare un progetto culturale. Agostino, attraverso la sua opera, manifesta un progetto culturale: mostra, infatti, l’ideale di città secondo il disegno di Dio sul mondo.
Ed è sulla base della provocazione e dell’alta tensione ideale e morale di Agostino che l’onorevole Savino Pezzotta ha ribadito la necessità dell’impegno politico dei cristiani, e della formazione politica delle nuove generazioni.
“Noi abbiamo una grande responsabilità”, dice rivolto al mondo degli adulti, in riferimento alla formazione politica e religiosa delle giovani generazioni. “Troppe cose non funzionano sul piano morale, sociale, culturale. Negli ultimi quindici anni si sta diffondendo apatia e rassegnazione. Il ruolo del cristiano impegnato politicamente è, in primo luogo, quello di ricostruire alcune idealità nella società. Partire dalla storia – continua Pezzotta – per intravedere i bagliori di speranza presenti nel mondo. E comprendere che anche noi, come ai tempi di Agostino, viviamo una fase di passaggio verso un nuovo modello sociale, politico, economico. Cambia, infatti, la geografia del mondo, il mercato del lavoro, anche per i quattro milioni di immigrati regolari, per non contare gli irregolari, che arrivano con la loro cultura, religione, e cambiano la nostra società. E il cambiamento richiede, necessariamente, l’impegno di coniugare la politica con la moralità. Occorre, oggi, ripensare a una nuova laicità – dice Pezzotta – che tenga conto delle religioni presenti nel nostro tessuto sociale. E, ancora, è necessario fare una riflessione sulla democrazia: su come dare ai cittadini, per esempio, la possibilità di partecipare in un sistema dove il potere è consegnato e gestito da una oligarchia. È in crisi, nel nostro tempo, il dibattito pubblico, valutato come ‘perdita di tempo’, e sostituito da una politica del fare”. La nostra è, inoltre, una società che soffre per la disoccupazione. Nel secondo trimestre dell’anno la disoccupazione nel nostro paese ha riguardato 500.000 posti di lavoro, senza contare coloro che non si presentano più sul mercato del lavoro. “Un altro tema da tener fortemente presente – dice – è quello della povertà: un miliardo di persone vivono con 1 dollaro e 20 centesimi al giorno. Poveri, in Italia, sono 5 italiani su 100, concentrati più al Sud. Questi dati testimoniano che serve un piano per il riscatto della povertà, e di attenzione alla questione del divario nord/sud.
Le proposte dell’onorevole Pezzotta riguardano, in sintesi, una nuova relazione tra dono e welfare. Serve, in particolare, cogliere una sensibilità ambientale, riaffermare il valore dell’unità del nostro paese, praticare attraverso la politica l’esercizio della carità. Il politico di professione deve relativizzare il partito, rispettare l’avversario, non accettare offerte ispirate a corruzione, praticare le virtù civili, avere cura del denaro pubblico, difendere il creato e tutti gli esseri, amare la pace e la giustizia e rifiutare la violenza.
È con queste consapevolezze e ‘attrezzi di lavoro’ – conclude Pezzotta – che ci si incammina sulla buona strada per ricostruire la città di Dio.
Annalisa Scialpi