Il (S)Consiglio che non c’è – Lo Stradone

Il (S)Consiglio che non c’è

Surroga, surroga e ancora surroga, come se questa fosse la priorità della città. Grande attesa per il Consiglio Comunale di martedì sera, in cui si sarebbe dovuto dibattere, oltre che della surroga del Consigliere Pino Semeraro, subentrato in giunta, in favore del subentrante Vincenzo Montanaro, primo dei non eletti con la lista dell’Udc, anche dei due provvedimenti di edilizia, di cui tanto si è parlato in questi giorni. Dall’ultima seduta del 29 settembre non è cambiato nulla, all’interno del fascicolo consegnato, come di consueto, ai consiglieri prima dell’inizio dei lavori, non era presente alcuna documentazione che attestasse l’inesistenza di cause di ineleggibilità dello stesso Montanaro. Inizio dei lavori in prima convocazione al terzo appello, ma la discussione si prolunga in questa direzione, senza che si riesca a venirne a capo. Ancora una volta, così come già avvenuto nell’ultimo consiglio, ci si perde in questioni di carattere burocratico, che probabilmente non spetterebbero neppure alle competenze dei membri del Consiglio. “Eppure – ha detto il consigliere Aquaro non si conosce ancora la parte politica di Montanaro. Lui è stato eletto con l’Udc e al momento questo partito non è in maggioranza”. Ottima osservazione, nonostante, con un po’ di immaginazione si può ben comprendere la sua colorazione politica, avendo lo stesso Montanaro rivestito la carica di assessore nel corso di una della tante giunte Palazzo. A tale proposito lo stesso sindaco dice che la discussione sulla surroga risulta essere del tutto fine a se stessa, considerato proprio il fatto che Montanaro ha rivestito incarico di assessore, ma c’è da ricordarsi da allora è passato un po’ di tempo e le cose potrebbero essere cambiate. Il fatto che il Consiglio non abbia approvato nulla e che si sia concluso con l’ennesimo nulla di fatto, in realtà non fa più notizia, visto che ormai questo avviene dall’inizio del corso Palazzo. A dire il vero con Leonardo Conserva le cose non andavano molto diversamente, specie nell’ultimo periodo. Ma veniamo all’aspetto interessante della serata. “Non volete votare la surroga?” Ha detto a gran voce il consigliere Mariella, “allora anticipiamo gli altri punti all’ordine del giorno”. Ma ci chiediamo, a questo punto, con l’assenza di Montanaro, chi sarebbe stato il sedicesimo consigliere che avrebbe votato gli altri provvedimenti? Probabilmente parte di quei consiglieri che ancora si dichiarano opposizione. Il consigliere Paolo D’Arcangelo, il quale tra l’altro risultava tra i consiglieri che avevano richiesto la convocazione della seduta per discutere dei provvedimenti citati di edilizia, ieri era assente giustificato ed in una nota giunta in redazione qualche minuto prima dell’inizio dei lavori consiliari scrive: “Detta richiesta di discussione è stata sottoscritta anche da me, insieme ad altri consiglieri comunali, ma la convocazione dell’assise, operata autonomamente dalla presidenza del consiglio per la data del 13 ottobre, è coincisa con un mio precedente impegno in Roma assunto improrogabilmente per lo stesso giorno”. D’Arcangelo pare inoltre essere favorevole alla discussione e scrive “Le mie considerazioni muovono dalla nota esigenza avvertita da buona parte della città di adottare misure urgenti e strumenti urbanistici idonei e fronteggiare l’emergenza abitativa che nella nostra città si presenta sotto la duplice realtà della mancanza di alloggi da cedere in proprietà o in locazione e dei prezzi insostenibili richiesti per le poche unità abitative disponibili sul mercato. A mio parere – continua la nota di D’Arcangelo – l’amministrazione comunale, in ritardo pauroso per quanto riguarda l’adozione della necessaria pianificazione urbanistica generale, ha il sacrosanto dovere di verificare l’applicabilità nel nostro comune di tutte le nuove normative nazionali e regionali atte a semplificare i procedimenti di attuazione di strumenti mirati a ridurre il disagio abitativo per individui e famiglie che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”.
Posta ai voti, da parte del Presidente facente funzioni, Pino Pulito, la questione della surroga, il provvedimento non passa per un solo voto. Non partecipano alla votazione i consiglieri Michele Muschio Schiavone, Francesco Scialpi e Martino Gelsomino, i quali non hanno ancora chiarito la loro appartenenza politica, pur avendo più volte confermato di essere membri del PdL. Il fatto che il provvedimento di surroga non sia passato vuol dire che, con l’ingresso di Semeraro in giunta, non sia cambiato nulla sul fronte maggioranza Palazzo, anzi l’esatto contrario. Ora cosa fare? Se la matematica non è un’opinione, se da una parte ci sono 15 consiglieri di maggiornaza, che in realtà non sono maggioranza, allora vuol dire che l’opposizione avrebbe a disposizione i numeri per governare, oppure per mandare a casa il sindaco Palazzo, attraverso la procedura di auto-scioglimento, così come dovrebbe essere in una situazione di normalità. Ma l’opposizione martinese ha dato da sempre la prova di essere la vera forza di questa (non) amministrazione. Fermo restando allora, che nessuno vuole andare casa, e considerato che i provvedimenti amministrativi per la città sono fermi da più di due anni, allora perché Palazzo non inizia a prendere seriamente in considerazione l’ipotesi delle dimissioni. Un sindaco senza maggioranza, ossia senza gli strumenti utili a governare, non è legittimato ad essere detentore del potere decisionale attribuitogli dal popolo nell’ultimo mandato elettorale. Queste regole sono alla base della democrazia. I più attenti ricorderanno che tempo fa il sindaco diede le sue dimissioni, salvo poi essere richiamato dagli stessi consiglieri e assessori di allora, per il già citato terrore di non essere rieletti. Questo, però, non vuol dire che fatto una volta non si possa ripetere. Andare a casa significherebbe, per Palazzo, non avere al momento alcuna chance di essere ricandidabile alle prossime comunali. Ciò non toglie che la responsabilità di questo disastro amministrativo non sia del tutto attribuibile al solo sindaco Palazzo, ma il voler prolungare forzatamente questa esperienza amministrativa significherebbe mettere la città più in ginocchio di quanto già non lo sia. E questo anche ormai lo sa anche Palazzo.

Ottavio Cristofaro