Due anni e mezzo di (non) amministrazione Palazzo sono andati via e siamo già al giro di boa. Alcuni parlano di un viaggio di sola andata che, se così fosse, sarebbe ormai prossimo al suo arrivo, ma probabilmente, ancora una volta, così non sarà. Perché alla fine l’accordo si trova, sempre. Così è stato in questi due anni, in cui la semplice approvazione dell’ordinario sembrava cosa inspiegabilmente complicata. È chiaro che la responsabilità politica di tale disastro amministrativo sia tutta del sindaco, ma è altrettanto evidente che la responsabilità del suo status quo non possa assolutamente essere attribuita al Franco Palazzo uomo. Una differenza sostanziale, che spiega la ragione delle cose, di cui in questi mesi si è scritto, vociferato e parlato, spesso in assenza di alcuna cognizione di causa. Il Franco Palazzo uomo, da subito raccolse consensi da più parti, spinto, a dire il vero, anche dagli ambienti del cattolicesimo cittadino, frutto di una politica, quella martinese, profondamente radicata nell’ideologia tardo democristiana, che in questa città ha sempre portato fortuna. Ma il Franco Palazzo sindaco, da subito si è trovato di fronte ad un progressivo impoverimento di quella sua maggioranza venuta fuori da quel suffragio popolare, che gli attribuì quella percentuale di poco superiore al 50%. Vale a dire che un martinese su 2, avendo a disposizione ben 5 possibilità (5 erano infatti i candidati), scelse proprio Palazzo: un bel risultato per lui. La responsabilità assoluta è chiaro che non può, per nessuna ragione, essere attribuita al Palazzo uomo, ma al Palazzo sindaco certo che sì. Tutti noi, ogni giorno, nei nostri mestieri, siamo abituati ad assumerci la responsabilità di quello che facciamo. Facile, anche se faticoso, per un muratore ricostruire un muro dopo essersi accorto di un suo errore nella realizzazione. Meno facile trovare il rimedio per un ingegnere che sbaglia un progetto, che rischia licenziamento e a volte radiazione dall’albo professionale. Uno studente che sbaglia la risposta in un esame viene bocciato. Non avere una maggioranza non significa semplicisticamente non avere la possibilità di governare, ma significa, peggio ancora, non essere legittimato a mettere in pratica alcun potere: questo significa democrazia. Per l’uomo, tanto di rispetto, ma per il suo ruolo istituzionale è cosa ben diversa.
Oggi il primo cittadino scrive ai partiti: “La situazione amministrativa locale richiede, dopo la prima metà del mandato consiliare, una riqualificazione per portare a compimento i progetti varati in questo periodo. Tale riqualificazione – scrive il sindaco – come spesso ho richiamato nel corso dei mesi, non prescinde dal contributo di tutti e di chi, in particolare, aveva condiviso con me l’impegno in campagna elettorale e all’inizio del mio mandato di sindaco. Ora c’è l’opportunità di riprendere un cammino considerato anche che vi sono le possibilità di adempiere ad impegni presi dall’intero consiglio comunale, primo fra tutti quello di una rimodulazione della tassa rifiuti, e ci sono anche questioni di metodo e di merito nel rapporto fra i partiti, soprattutto della coalizione che mi ha sostenuto nel divenire sindaco, che devono essere riportate nei binari di una correttezza istituzionale talvolta venuta meno, per responsabilità, direi, di tutti. La città – continua Palazzo – ha bisogno di una azione amministrativa qualificata perché siamo alle viste di programmi strategici come la pianificazione di area vasta, il nuovo appalto del servizio rifiuti, il piano urbanistico generale fra gli esempi possibili. Facciamo, ognuno, la sua parte secondo il mandato conferito dalla città a questa classe politica. È un appello – conclude Palazzo – che rivolgo, particolarmente, all’Udc che con me condivise fin dall’inizio il programma per amministrare la città e per l’importanza delle questioni che l’Udc ha posto”. Il capogruppo dell’Udc Paolo D’Arcangelo, nel suo intervento nel corso del consiglio comunale di martedì scorso aveva anticipato il sindaco sostenendo che “bisogna diminuire la Tarsu, è questa l’emergenza, non la ricerca dei sedici consiglieri per fare una maggioranza. L’Udc mette al primo posto la questione del Metodo attraverso la necessaria sintesi politica da affidare ai partiti e, insieme, la questione del Merito, mediante la riduzione delle spese della politica per arrivare alla riduzione delle tasse. In mancanza, l’Udc era e resterà all’opposizione”. Ma la replica diretta della locale sezione dell’Udc dopo il messaggio del sindaco Palazzo a mezzo stampa, non si è fatta attendere. “L’Udc, pubblicamente, ritiene che questo appello, se è l’espressione della volontà politica di imprimere una svolta positiva all’esperienza non certo brillante dell’amministrazione in carica, interpella il senso di responsabilità di una forza politica che, per il bene che vuole alla città, ha il dovere di guardare prudentemente con favore alla proposta e di esperire ogni confronto utile a verificare il grado di fattibilità di un processo che potrebbe segnare un punto di ripartenza per la vita dell’amministrazione e per la vita della città, altrimenti irrealizzabile alla luce del blocco istituzionale a cui la comunità assiste da tempo”.
Secondo Vito Pastore, coordinatore cittadino “l’Udc prima di pronunciarsi, aspetta che dall’appello si passi al confronto politico che, tenendone sempre alto il grado di pubblicità, deve avvenire tra i partiti e non fra gruppetti o singoli personaggi, e che parta dalla condivisione delle tematiche che riguardano il contenimento degli apparati pubblici straripanti e dei relativi costi che incidono sul bilancio comunale, la riduzione delle tasse comunali non più sopportabili dai martinesi, la creazione di strumenti di controllo pubblico delle attività dell’amministrazione, la pianificazione urbanistica per la riqualificazione della città e della sua vivibilità e per lo sviluppo delle attività produttive e culturali”.
Pastore ribadisce “che la delegazione Udc in consiglio comunale, forte della presenza dell’avv. Paolo D’Arcangelo e arricchita recentemente dell’adesione del dott. Mino Marzulli, non pone questioni di poltrone o corrispettivi, ma di pari dignità nell’azione di governo della città alla quale si dovesse eventualmente partecipare e di spedita e proficua attività amministrativa nel rispetto del programma concordato e degli impegni assunti con l’elettorato”. Nei prossimi giorni sicuramente nuovi sviluppi.
Ottavio Cristofaro