Dimissioni irrevocabili dalla direzione di “Avvenire”, “Tv2000” (il nuovo nome di “Sat 2000”) e “Radio inBlu”. Questa la scelta di Dino Boffo a una settimana dall’attacco sferratogli da “Il Giornale” di Vittorio Feltri. Una decisione “serena, lucida”, presa “con distacco” e “considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese”, come ha scritto lo stesso Boffo nella lettera inviata il 3 settembre al presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco. Alle dimissioni hanno fatto seguito le note della Cei, del Consiglio d’amministrazione di “Avvenire” e dei media cattolici.
Vicinanza e sostegno nella prova. “Il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco, prende atto, con rammarico, delle dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla direzione di Avvenire, Tv2000 e Radio inBlu”. È quanto scrive in una nota l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. “Nel confermargli, personalmente e a nome dell’intero episcopato – si legge – profonda gratitudine per l’impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della Chiesa e della società italiana”, il card. Bagnasco “esprime l’inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico. Apprezzando l’alta sensibilità umana ed ecclesiale che lo ha sempre ispirato, gli manifesta vicinanza e sostegno nella prova, certo che il suo servizio alla Chiesa e alla comunità civile non verrà meno”.
Proseguire, senza lasciarsi intimidire. L'”aggressione mediatica senza precedenti” vissuta in questi giorni aveva “l’obiettivo di colpire una persona, Dino Boffo, e attraverso lui la voce autorevole e libera dei cattolici italiani e del loro quotidiano, minacciando la libertà d’informazione”. Così si esprime l’assemblea dei giornalisti di “Avvenire”, parlando di “operazione di bassa macelleria giornalistica”. “Il direttore de «Il Giornale» e gli altri che via via si sono accodati”, denunciano i giornalisti, “ha frantumato la deontologia del nostro mestiere, ha calpestato i sentimenti e l’onore di Boffo e della sua famiglia nonché degli altri protagonisti – loro malgrado – della vicenda, dimostrando un grande disprezzo per le notizie che contraddicevano le sue presunte verità”. L’invito è “a meditare, in una giornata che dovrebbe essere triste per tutti”. Le dimissioni rappresentano un “atto di stile e generosità”, nonché “l’amaro e sconcertante esito di questo plateale e ripugnante attacco”. “L’assemblea dei redattori, rifiutando questo squallido gioco al massacro che disonora chi l’ha compiuto – conclude – esprime vicinanza e amicizia al direttore Dino Boffo e ribadisce all’editore e ai lettori la ferma volontà di proseguire, senza lasciarsi intimidire, nel lavoro di informazione libera e puntuale al servizio di chi ci legge, della democrazia e della Chiesa”.